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Home Reportage

Poschiavo, la porta del Bernina

Eccoci alla seconda puntata del nostro reportage seguendo il Trenino Rosso del Bernina. È il momento di entrare in Svizzera

by SvizzerAmo
22/09/2021
in Reportage
7 min read
Poschiavo, la porta del Bernina

[Foto: ©SvizzerAmo]

Lasciato l’Hotel Bernina, un minuto e varchiamo la soglia della stazione svizzera della Ferrovia Retica. Qui è anche il posto di dogana. Ci attende un viaggio molto breve, la destinazione è Poschiavo il capoluogo della valle omonima dove si parla italiano che si inserisce come un cuneo tra le italiane Val Malenco e Valle di Livigno e raggiunge la Valtellina a Tirano.

Gli interni della 1a Classe del Treno Regionale Tirano-St.Moritz [Foto: ©SvizzerAmo]
Prendiamo posto sul Regio delle 9 diretto a St. Moritz. Le carrozze brillano all’esterno e all’interno e la luce del mattino esalta il colore rosso del treno. Ci sediamo sul lato sinistro perché è quello che ci permetterà di avere le viste migliori e attendiamo la partenza che avviene puntualissima. Salutiamo la bella Tirano dopo pochi istanti passando proprio dietro al santuario. Fino al confine di Campocologno ci sono solo due chilometri ma bastano per fare della Linea del Bernina una linea internazionale e donare all’Italia un altro patrimonio Unesco!

Da Tirano a Poschiavo il treno impiega circa mezz’ora per percorrere 15 chilometri. In questo punto la valle è molto stretta e ripida. Si parte dai 441 metri della città valtellinese e si arriva ai 1’014 della cittadina svizzera.

Il Trenino Rosso della Ferrovia Retica affronta il viadotto elicoidale di Brusio [Foto: ©SvizzerAmo]
Nonostante la pendenza, il treno corre ad aderenza naturale, cioè senza aiuto di una cremagliera, e per superare il punto di massima pendenza che si trova poco prima di Brusio (l’altro comune della valle) la linea fa un giro su se stesso a 360° su uno spettacolare viadotto elicoidale. Se ci si mette in testa o in coda al treno dal finestrino si può fotografare l’intero convoglio. È un punto molto spettacolare e non è raro vedere delle persone che si appostano per scattare belle foto. Un sentiero che parte dalla stazione di Brusio porta infatti proprio al centro del viadotto passando davanti ad antichi crotti, costruzioni circolari in pietra che un tempo servivano per tenere in fresco gli alimenti.

Dopo Brusio il treno costeggia il Lago, piccolo ma profondo, creato da un’antichissima frana che ostruì il fluire del fiume Poschiavino, il corso d’acqua che nasce dal Passo della Forcola e si butta nell’Adda. C’è un’antica e accesa polemica sul nome del lago conteso da Poschiavo e Le Prese. Noi ci asteniamo dal prendere posizione, diciamo solamente che la versione più accreditata è Lago di Poschiavo, però scendiamo dal treno alla stazione di Le Prese, perché Svizzy, la nostra mascotte, è stato invitato addirittura a una crociera.

In crociera sul lago. A destra spiccano i 2’862 del monte Sassalbo, confine fra Svizzera e Italia [Foto: ©SvizzerAmo]
Da metà maggio a metà ottobre una motonave Sassalbo fa il giro del lago, è un punto di vista differente e un piacevole diversivo e Svizzy ha fatto subito amicizia con il capitano. Dall’acqua vediamo sull’acqua color verde-azzurro chiaro il riflesso rosso del treno che scende verso l’Italia e anche specchiarsi il bianco del Sassalbo, il monte che domina Poschiavo e che dà anche il nome alla barca. Questa ha una storia curiosa. Costruita nel 1919, ha sempre fatto servizio nella Svizzera Centrale. Nel 2015 è stata venduta su Ebay ad alcuni “folli” poschiavini che l’hanno fatto trasportare via camion attraverso due passi alpini, un’impresa eroica che ricorda quella del famoso film Fitzcarraldo dove il protagonista fa passare una nave nella foresta amazzonica.

Una volta sbarcati non proseguiamo subito verso Poschiavo ma riprendiamo l’autobus e torniamo leggermente indietro, fino a Campascio per vedere il famoso “Miracolo di Sant’Agata“. È una storia molto curiosa che ci racconta Nicolò Paganini [sic] coltivatore di piccoli frutti (lamponi, more, mirtilli…).

I “supermirtilli” del Miracolo di Sant’Agata [Foto: ©SvizzerAmo]
Nei tempi antichi Sant’Agata era la patrona del paese. Circa tre secoli orsono dal monte si staccò una grande frana e gli abitanti, arrabbiati con la santa che non li avrebbe protetti insistettero con il vescovo per cambiare patrono. Tanto fecero che alla fine il sant’uomo acconsentì e si scelsero Sant’Antonio. Oggi si è scoperto che il grande cumulo di terra causato dalla frana, per un qualche motivo non ancora scoperto, è un appezzamento fertilissimo, tanto è vero che le piante di mirtillo messe a dimora in quel luogo sono molto più alte (circa 2 metri) e cariche di frutti delle altre che si trovano solo a poche decine di metri di distanza.

Riprendiamo il trenino rosso e, questa volta, raggiungiamo Poschiavo. Un breve salto in albergo per lasciare giù il bagaglio e, dato che ormai si è fatta ora di pranzo e Svizzy su certe cose è molto puntiglioso. Da alcuni anni la Val Poschiavo porta avanti un bellissimo progetto ecologico: l’idea di una valle ad agricoltura completamente bio (attualmente siamo a circa il 90% del territorio) che fornisca i propri prodotti ai mercati e ristoranti locali.

I Capunet di Ornella Isepponi. Una delizia! [Foto: ©SvizzerAmo]
100% Valposchiavo è il marchio che garantisce la provenienza dei prodotti e Ornella Isepponi è la domina del ristorante La Motrice. I suoi capunet, gnocchetti di spinaci conditi con formaggio burro e aglio, sono una meraviglia ma un’insalata mista buona e fresca come la sua non l’abbiamo mai mangiata. Svizzy ha voluto scoprire il segreto che tale non è perché è davanti agli occhi di tutti. La verdura proviene dai due orti che Ornella coltiva personalmente davanti e dietro il ristorante. Distanza campo-cucina? A occhio scarsi 10 metri! Svizzy ha voluto farsi fotografare con la simpaticissima Ornella proprio nel suo orto.

Svizzy in braccio a Ornella Isepponi nel suo orto dietro il ristorante [Foto: ©SvizzerAmo]
Nello stesso edificio che ospita il ristorante si trova anche Bordoni il fornaio che gli fornisce la Brascidèla, il pane locale rotondo con il buco fatto con la segale e aromatizzato con l’anice. Buonissimo e a lunga conservazione, tanto e vero che ce ne siamo comprato uno da mangiarci lungo il viaggio e ha resistito due giorni. Forse avrebbe potuto durare di più ma lo abbiamo fatto fuori prima!

Proprio accanto al ristorante si trova il Museo Poschiavino, allestito  nell’antico palazzo De Bassus Mengoti. Molto bello e interessante perché, oltre a ospitare esposizioni temporanee, racconta la storia della vita in valle, dell’agricoltura e della emigrazione, e anche della vicenda dell’orso M13 che, “emigrato” nel 2013 dal Trentino, ha scorrazzato in lungo e in largo per la valle creando numerosi danni e disagi fino a quando non è stato abbattuto tra infinite polemiche. Reso, ahilui!, inoffensivo gli è stato tributato un postumo omaggio imbalsamato e collocato in una sala speciale del museo. Per chi poi volesse approfondire la storia della valle, Casa Tomè è un edificio del XIV secolo che ospita il museo etnografico.

Svizzy fa conoscenza di M13 al Museo Poschiavino [Foto: SvizzerAmo]
Poschiavo ha una storia molto importante. Come Tirano, era un centro di passaggio tra Nord e Sud Europa e lo dimostrano gli antichi palazzi, come per esempio Casa Console, casa patrizia del XIX Secolo che oggi ospita un interessante museo d’arte. Passaggio di merci e di cultura. Già nel 1545 era presente in città la stamperia di Dolfino Landolfi (prima nei Grigioni) che diffuse numerosi testi della Riforma protestante in questa terra di confine dove la religione è stata più volte causa di scontri e financo massacri.

La valle, però, era sempre stata terra di emigrazione. La diaspora poschiavina raggiunse tutto il mondo, fino al Sudamerica e all’Australia, facendo i lavori più disparati, perfino i mercenari nelle guerre private. Ma, soprattutto, emigrarono i pasticceri! Era un’antica tradizione iniziata già a metà del ‘700 quando i poschiavini esercitavano la loro dolce arte a Venezia. Poi la politica ci mise lo zampino e una crisi tra la Serenissima e la Lega Grigia portò alla loro espulsione della Repubblica. Senza perdersi d’animo si spostarono in altre parti d’Europa, arrivarono fino in Danimarca, in Polonia, scesero in Italia (a Roma, Napoli e Palermo ci sono ancora le pasticcerie svizzere), ma molti fecero fortuna (tanta) nella Penisola Iberica.

 

Una villa elegante con il suo bel giardino nel “Quartiere Spagnolo” [Foto: ©SvizzerAmo]
Una volta risolto definitivamente il problema di mettere assieme il pranzo con la cena, la nostalgia ebbe il sopravvento e molti tornarono in valle e a Poschiavo costruirono splendide ville colorate e decorate, con grandi giardini creando quello che viene chiamato il “quartiere spagnolo“.

Svizzy ha programmato di arrivare a Poschiavo di mercoledì perché era curioso di sbirciare tra le bancarelle del tradizionale Marcù in Plaza, il mercato che si tiene proprio in quel giorno sulla Piazza Comunale, il cuore di Poschiavo.

Le dimensioni del mercato sono proporzionate alle dimensioni della piazza, però si trovano tante specialità locali: formaggi, liquori, i famosi spaghetti di Poschiavo lunghi oltre mezzo metro, pane e dolci, poi ancora molti prodotti artigianali in legno, stoffa e altri materiali.

Le bancarelle del Marcù in Plaza che si tiene ogni mercoledì sulla Piazza Comunale [Foto ©SvizzerAmo]
Insomma un giretto vale sempre la pena di farlo. Nelle immediate vicinanze della piazza si trovano anche la Collegiata di San Vittore Mauro con il suo campanile in stile romanico lombardo. È di origine medioevale ma a inizio ‘900 è stata trasformata in stile neogotico, dobbiamo dire con ottimi risultati.

Il bell’interno neogotico della Collegiata di San Vittore [Foto: ©SvizzerAmo]

Ma l’edificio sacro più importante della cittadina è l’Oratorio di Sant’Anna con i suoi sontuosi affreschi barocchi. Nel 1903 (evidentemente in quell’epoca a Poschiavo erano in vena di mutamenti!) hanno trasformato la loggia dell’oratorio in un ossario. Un po’ macabro ma decisamente d’impatto.

Il bell’interno neogotico della Collegiata di San Vittore [Foto: ©SvizzerAmo]
Il nostro albergo è proprio lì, in piazza. L’Hotel Albrici è ospitato all’interno di un palazzo signorile del ‘600 ed è il più antico albergo della valle. È stato restaurato con grande attenzione a mantenere gli ambienti intatti e, infatti ci sono due sale al primo piano, una per gli uomini e l’altra per le donne, meravigliosamente conservate con i rivestimenti in legno, le tavole dipinte e le stufe in maiolica. In un ambiente così ricco di fascino, trovare un televisore 32″ in camera avrebbe stonato e infatti la camera è deliziosamente semplice, silenziosa e comoda, cosa che abbiamo gradito molto dopo una giornata così intensa e dopo una cena squisita con tutti ingredienti locali, così come la birra della Birreria Poschiavina, prodotta a un centinaio di metri dall’albergo.

La bellissima sala detta “della Sibilla” nell’Hotel Albrici. Qui si riunivano gli uomini [Foto: ©SvizzerAmo]
Cena e nanna presto, perché l’indomani avremmo dovuto camminare parecchio. Dove e perché lo racconteremo nella prossima puntata.

Info

Ferrovia Retica: www.rhb.ch

Motonave Sassalbo: www.sassalbo.ch

Piccoli frutti Valposchiavo: via Cantonale 225, Campascio. www.coltiviamo-sogni.ch

Ristorante Motrice: via da Spultri 4, Poschiavo. www.ristorante-motrice.ch

Panetteria Bordoni: via da Spultri 4, Poschiavo. www.bordoni-poschiavo.ch

Birrificio Birraria Poschiavina: via de la Pesa 12, Poschiavo. info@birrariaposchiavina.ch

Museo Poschiavino: via da Spultri, Poschiavo. www.museoposchiavino.ch

Casa Tomè: via dai Puntunai, Poschiavo. www.museoposchiavino.ch

Casa Console: via da Mezz 41, Poschiavo. www.museocasaconsole.ch

Hotel Albrici: Piazza Comunale, Poschiavo. www.hotelalbrici.ch

Valposchiavo Turismo: www.valposchiavo.ch

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