Dal 1° maggio al 31 ottobre 2015, Milano aprirà le porte di Expo 2015 ai 147 Paesi partecipanti e al pubblico internazionale. Un evento atteso e allo stesso tempo carico di aspettative. La Svizzera è stata la prima a rispondere alla chiamata con precisione e impegno, le doti che maggiormente la contraddistinguono. Un percorso ponderato e condiviso, partito anni fa e formalizzato il 3 febbraio 2011 con la firma della propria adesione all’Esposizione universale. Abbiamo incontrato Massimo Baggi, il Console generale di Svizzera a Milano per fare il punto sulla partecipazione elvetica alla manifestazione e per raccontarci il dietro le quinte del Padiglione svizzero Expo 2015. I riflettori saranno puntati sul tema chiave delle risorse alimentari sviscerando le delicate implicazioni tra scarsità e abbondanza di cibo, consumo consapevole e sicurezza, senza dimenticare la visione ludica e scenografica.
Padiglione svizzero Expo2015: cosa significa per voi?
Significa tante cose, soprattutto tre. Abbiamo dato seguito alla richiesta della società Expo di approfondire il tema Nutrire il pianeta, energia per la vita in modo molto disciplinato: noi come gestori del Padiglione svizzero e poi abbiamo chiesto di farlo a tutti i nostri partner. Non abbiamo avuto un approccio architettonico ma di sostanza. Il secondo aspetto importante è la possibilità che ci offre Expo di rafforzare la nostra relazione bilaterale con l’Italia, già particolarmente ricca e diversificata. La nostra volontà è far conoscere una Svizzera che è quella dell’innovazione, dell’apertura, della solidarietà, dell’agroalimentare. Terzo punto è l’idea di percorrere l’Expo. Non abbiamo mai considerato l’evento come un momento ma come un percorso iniziato già alcuni anni orsono. Quest’anno abbiamo puntato sul Giro del gusto (a Milano, Roma e Torino ndr), una “mostra” itinerante che ci ha permesso di approfondire il tema dell’Esposizione. Naturalmente il punto più alto del percorso sarà per il 2015.
Il recente NO del Ticino nel referendum sul finanziamento pubblico della partecipazione del Cantone a Expo2015 segna un passo indietro nell’impegno elvetico alla manifestazione milanese?
Per quanto riguarda l’impegno della Svizzera, direi proprio di no. Il Canton Ticino è un partner molto importante per noi per una serie di ragioni: prossimità geografica, italianità, valore intrinseco per l’approfondimento tematico. Il Canton Ticino ci ha assicurato il proprio sostegno fin dall’inizio non solo per se stesso ma anche come coordinatore degli altri tre Cantoni della Regione Gottardo: Grigioni, Uri e Vallese. Un impegno mantenuto dal Canton anche dopo il risultato del referendum. Quindi, relativamente alla partecipazione della Svizzera all’Expo, non ci saranno dei grandi cambiamenti.
Come si pone la Svizzera rispetto alla tematica di Expo sull’impiego consapevole delle risorse e sull’aumento della produzione di cibo?
Abbiamo sviluppato la nostra progettualità sotto il motto “Se molti prendono troppo, non ne rimane abbastanza per gli altri”. Attraverso il “gioco” delle torri che si innalzano sul padiglione andremo ad approfondire il tema. Le quattro torri contengono derrate alimentari tipicamente svizzere, anche se potremmo dire, “sorprendentemente” svizzere. Parleremo anche di caffè, di acqua certamente, di sale, di rondelle di mele. Saranno strumenti per affrontare concetti più ampi. L’acqua è un tema cardine, nel discorso sull’agroalimentare; attraverso il caffè racconteremo l’innovazione e le tecnologie. La Svizzera è un Paese che grazie alle famose “capsule” è diventato il più grande importatore e il più grande esportatore di caffè d’Europa senza avere la materia prima. Un dato che riassume bene il modello elvetico: anche quando mancano le risorse primarie, attraverso l’innovazione la Svizzera riesce a imporsi a livello internazionale anche in ambiti inaspettati. Il sale ci permetterà invece di toccare temi legati alla salute, al mangiar bene, alla sicurezza alimentare. Le rondelle di mele saranno il veicolo per parlare di agricoltura, anche di agricoltura di montagna.
Il tutto con un effetto scenografico, sfizioso, con il visitatore che potrà servirsi liberamente di queste derrate alimentari. Potrà prendere anche dieci bottigliette d’acqua dalla torre dell’acqua ma sarà informato del fatto che il suo comportamento potrebbe essere anche discriminatorio nei confronti del visitatore successivo. Nel caso in cui noi gestori del padiglione decidessimo di non rifornire subito la torre d’acqua, la torre potrebbe anche svuotarsi. E questo sarà visibile. Un modo “ludico” quindi per raccontare la storia di queste risorse che non sono infinite e non sono distribuite in modo molto uniforme.
In sintesi, riprenderemo il tema di Expo in svariati modi e lo chiederemo ai nostri partner. Ci sarà un effetto a cascata in cui il Padiglione diventerà una cassa di risonanza dove queste storie saranno raccontate in vari modi: le riprenderemo nel ristorante e i nostri partner le presenteranno con le loro esposizioni. Il Padiglione svizzero sarà, tra l’altro, il secondo o il terzo più grande del sito espositivo. In effetti, sarà un contributo di valore per un Paese di 8 milioni di abitanti.
Per la sua rigida e storica neutralità, la Svizzera è vista spesso come distante dalla cooperazione internazionale. Quali sono le principali iniziative riguardo al tema dell’alimentazione?
Siamo molto contenti di avere accanto a noi l’Ufficio Svizzero dell’Aiuto allo Sviluppo, partner del Padiglione. Racconteremo cosa fa il nostro Paese a livello internazionale in questo ambito, i progetti che sviluppiamo direttamente o in partenariato con altri soprattutto in Paesi in via di sviluppo, iniziative che fanno riferimento alla gestione del territorio, al tema dell’irrigazione per esempio. La società Expo ha lanciato un concorso di idee per raccontare le best practices che i partecipanti all’evento sostengono in materia di alimentazione. Abbiamo aderito anche noi presentando un progetto dedicato alla gestione dei pascoli in Mongolia. Nel Paese asiatico, l’agricoltura rappresenta il 60/70% della sussistenza di una parte importante della popolazione. Gestire meglio questi terreni dal punto di vista della rotazione delle colture permette di aumentarne redditività e qualità. Questo è solo uno degli esempi concreti di cooperazione che portiamo avanti. Un contributo per far conoscere meglio la solidarietà svizzera a livello internazionale sul tema di Expo.
Info: www.padiglionesvizzero.ch