Ben riposati dopo una notte tranquilla nel silenzio e una buona colazione, salutiamo il nostro amico Elwis e l’Ospizio Bernina e ci apprestiamo ad affrontare nuove avventure.
È mattino presto e la foschia notturna si sta alzando liberando la vista del Lago Bianco e delle montagne. Con una breve passeggiata saliamo fino all’ Hauptstrasse 29 – la strada cantonale che dal confine italiano sale fino al passo del Bernina e termina a Samedan in Engadina – perché dobbiamo raggiungere l’albergo Cambrena per ritirare la chiave della Camera Obscura. In cima al silo dell’Ufficio Tecnico dei Grigioni che normalmente contiene il sale e la ghiaia per la manutenzione stradale durante l’inverno, è stata ricavata una stanza circolare completamente buia a eccezione di una piccola apertura di appena due centimetri di diametro che fa da foro stenopeico.
In pratica è una camera oscura, un fenomeno fisico dove la luce che penetra proietta sulla parete opposta l’immagine invertita e capovolta delle montagne di fronte. Ci vuole però un po’ di tempo prima che l’occhio si abitui al buio e cominci a percepire l’immagine.
Usciti dalla camera oscura ci godiamo il bel panorama ormai di alta montagna dallo spiazzo dietro l’albergo e facciamo degli incontri simpatici. Prima cinque cinquantenni italiani in sella alle loro motociclette che ripartivano dopo avere fatto tappa al passo nel corso del loro Gran Tour delle Alpi, poi un gruppo numeroso di orientali che, evidentemente se la stavano spassando a giudicare dalle risate e alte grida.
Il tempo di una foto con il Lago Bianco e i 3’606 metri del Piz Cambrena che svettano sullo sfondo, prima di tornare lentamente in stazione per aspettare il Trenino Rosso che ci condurrà al Diavolezza. Non lo sapevamo ma ci attendava una bella sorpresa. Durante l’estate la Ferrovia Retica mette in linea delle corse speciali con materiale rotabile d’epoca e i ferrovieri in antica divisa.
Noi siamo stati fortunati e mentre eravamo lì è arrivato uno di questi convogli. Due vagoni gialli e due carri merci degli anni ’30 trainati dal famoso “Coccodrillo del Bernina” (Ge 4/4 182, per gli addetti ai lavori) fiammante nella sua livrea marrone e ancora arzillo nonostante i suoi 93 anni di vita. Questi treni speciali hanno sempre un gran successo per il fascino che emanano e in stazione c’era parecchia gente ben informata che era venuta apposta per fotografare e filmare il convoglio.
Da Ospizio Bernina comincia la discesa verso il capolinea di St. Moritz. Ci vogliono solo 12 minuti di treno per arrivare alla fermata Bernina Diavolezza che è praticamente di fronte alla stazione a valle della funivia.
Comodissimo anche per quelli che vanno a sciare d’inverno. Saliremo a quasi 3’000 metri, per l’esattezza a 2’978; per me e Svizzy sarà la prima volta sul Diavolezza e siamo molto curiosi di scoprire le bellezze che ci attendono. E in effetti il colpo d’occhio è impressionante. È un vero balcone su cime e ghiacciai. Davanti a noi sfilano in sequenza il Piz Cambrena (3’606 metri), il Piz Palü (3’900 metri), il Bellavista (3’920 metri) Sua Maestà il Piz Bernina (4’049 metri), il Piz Morteratsch (3’571 metri) e il Piz Tschierva (3’546 metri), oltre ad altre cime minori. La Giornata non è limpidissima e qualche nuvola incorona le cime più alte ma lo spettacolo rimane di prima classe.
Il Diavolezza è il punto di partenza per diverse escursioni, dalle più semplici a quelle molto impegnative, come la via ferrata del Piz Trovat o i trekking sul ghiacciaio con corde e ramponi. Certo, si potrebbe tranquillamente rimanere seduti sulla terrazza panoramica del ristorante a godersi il sole e l’aria fresca ma la voglia di camminare è più forte. Così Svizzy si avvia anche se in realtà non sa nemmeno lui dove vuole andare.
Intanto arriviamo all’imbocco del nuovo sentiero tematico Glacier Exprerience Trail inaugurato nell’estate 2021, non molto lungo, circa un chilometro e mezzo, ma piuttosto ripido che scende proprio sul ghiacciaio e spiega le caratteristiche e la storia dei ghiacciai grazie a dei cartelli posizionati sul percorso. È il completamento, il toccare con mano quello che si è potuto vedere nell’esposizione interattiva a realtà virtuale Virtual Reality Glacier Experience che abbiamo visitato nella stazione a valle della funivia.
Alla fine abbiamo optato per salire in cima al Sass Queder, 3’065 metri. I primi 3’000 percorsi da Svizzy con le sue zampine. La salita è un po’ scoscesa, tutta in mezzo ai sassi, ma niente di drammatico e l’abbiamo percorsa in una quarantina di minuti.
In cima ci aspetta una bella sorpresa: il focolare più alto d’Europa! Sulla spianata del monte è stata allestita una vera griglia utilizzabile liberamente con le panchine per sedersi, e addirittura, il rifugio Berghaus Diavolezza offre un pacchetto “La magia del fuoco” che comprende la carne da grigliare, insalata e persino la legna da ardere. il Sass Quader dall’altro lato precipita a picco, si vedono giù nella Valle del Bernina, la strada e la linea ferroviaria che serpeggiano e da lassù il treno della Ferrovia Retica appare piccolo piccolo, quasi un modellino in un plastico gigante.
Anche in cima alla montagna Svizzy riesce a fare amicizia. Ha conquistato il cuore di due giovani turisti tedeschi, Ann–Kathrine e Bernhard che hanno voluto farsi una foto ricordo con lui.
Pian piano cominciamo la discesa per tornare alla stazione a monte della funivia. Sul percorso incontriamo quello che resta di un piccolo ghiacciaio e vediamo, un po’ in basso il Lej da Diavolezza, un laghetto alpino. Per un momento ci viene la tentazione di scendere alla stazione a piedi, ma poi, vedendo il cartello giallo che indicava un tempo di percorrenza di tre ore abbiamo considerato che sarebbe stato sì bello ma forse un po’ troppo e così abbiamo scelto la più comoda funivia, però non senza toglierci il piacere di godere ancora per un po’ della vista meravigliosa.
Ormai il viaggio sulla Linea del Bernina è giunto al quasi al termine. Una volta tornati a valle riprendiamo il treno in direzione St. Moritz. Ma prima di congedarci dal Trenino Rosso del Bernina ci attendono ancora dei momenti bellissimi. Dal finestrino sul lato sinistro vediamo finalmente il Bernina. Già, nonostante questo gigante (l’unico 4’000 delle Alpi Centrali) sia evocato in ogni momento lo si vede solamente in un punto, esattamente all’altezza della cosiddetta Curva di Montebello, appena dopo la fermata di Morteratsch.
Ormai siamo scesi oltre il limite della vegetazione e ricompaiono i boschi. Il treno attraverso la grande foresta che arriva fino a St. Moritz. Sui sentieri che costeggiano e attraversano la linea è un viavai di ciclisti e camminatori. Da soli o con gli amici o la famiglia si godono l’ambiente naturale. I bambini ci salutano e noi rispondiamo dal finestrino.
Noi scenderemo a Pontresina dove inizierà un altro viaggio sulla linea della Ferrovia Retica che attraversa tutta l’Engadina fino a Scuol.
Info
Ferrovia Retica: www.rhb.ch
Camera Obscura: www.camera-obscura.ch
Diavolezza: www.diavolezza.ch
Svizzera Turismo: www.myswitzerland.com
Ringraziamenti
Per la realizzazione di questo reportage SvizzerAmo ringrazia di cuore le care amiche Laura Zancolò e Piccarda Frulli (in rigoroso ordine alfabetico) dell’ufficio del turismo svizzero a Roma; il mitico Enrico Bernasconi, “LA” Ferrovia Retica in Italia; e la sempre gentile Annelore Hofer del Diavolezza.