Insomma, il primo giorno a Ginevra ci è piaciuto molto, abbiamo scoperto l’anima storica e intima di questa città. Oggi, invece andremo a vedere l’aspetto moderno e internazionale.
La Svizzera ospita molti organismi sovranazionali, politici, umanitari e scientifici, molti dei quali hanno sede proprio a Ginevra. I più conosciuti sono l’ONU, la Croce Rossa Internazionale e il CERN, il famoso laboratorio europeo di Fisica. Le loro sedi sono un po’ fuori dal centro ma sempre facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici.
La casa della solidarietà
La nostra giornata comincia al museo della Croce Rossa, l’istituzione più ginevrina che esista.
Sebbene internazionale e neutrale, nella Croce Rossa è forte l’impronta svizzera, a partire dalla bandiera che richiama, a colori invertiti, quella della Confederazione, e sono svizzeri i venticinque membri del CICR (Comitato Internazionale Croce Rossa). Una volta dovevano addirittura essere ginevrini.
Usciti dal museo ci siamo incamminati lungo Avenue de la Paix in direzione del Palazzo delle Nazioni dell’Onu. Questo è visitabile ma bisogna prenotarsi con congruo anticipo (è sempre molto gettonato) ed è chiuso al pubblico se sono in corso delle sedute. Di fronte al Palazzo delle Nazioni si allunga un viale ornato dalle bandiere di tutte gli stati del mondo.
Il nostro programma prevedeva nel pomeriggio la visita al CERN, il Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare che si trova a cavallo tra Svizzera e Francia, ma prima si era fatta ora di pranzo e, visto che eravamo già in periferia abbiamo mangiato al Café du Soleil (il sole radiato è il simbolo di Ginevra) un locale storico vecchio di circa 400 anni con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Svizzy ha voluto a tutti i costi provare la fonduta della casa, una loro ricetta, segreta per quanto riguarda la composizione e la percentuale dei diversi formaggi, che merita di essere assaggiata.
Con questa meraviglia negli occhi ci accingiamo a tornare in città. Davanti al CERN ferma il tram 18 che percorre un lungo rettilineo fino alla stazione. Il tragitto di una decina di chilometri si fa velocemente perché il tram viaggia su una corsia protetta e man mano che ci avviciniamo al centro attraversiamo i quartieri più popolari come il famoso Servette, quello che dà il nome alla squadra di calcio (ma anche di hockey e di rugby) di Ginevra.
Una bella giornata piena, ma non era ancora finita. Avevamo un appuntamento con Jonathan Willy, il Market Manager della città di Ginevra per un “saluto istituzionale”. Svizzy, sempre il solito amicone, ha subito legato (anche perché ha scoperto la comune passione per il rugby) e l’incontro ufficiale si è trasformato in un interessantissimo giro di scoperta della Ginevra più informale.
Una passerella ciclopedonale sull’Arve ci porta nel Bois-de-la-Bâtie, una collina alta una ventina di metri sopra il centro città e dalla quale si ha un bel panorama sul centro storico e sul lago. Qui c’è il bosco più grande di Ginevra che accoglie al suo interno un campo sportivo, il giardino zoologico e un parco giochi di design tutto in legno dove c’è anche una piscinetta per i bambini.
Dopo una breve passeggiata al fresco sotto gli alberi scendiamo alla Route des Jeunes dove ci attende André Vesin con il suo ciclotaxi elettrico. Con lui faremo un giro per Carouge, che è un comune autonomo anche se in pratica è separato da Ginevra solamente dal ponte sull’Arve.
Nella scorsa puntata (https://www.svizzeramo.it/viaggio-dautunno-svizzy-arriva-a-ginevra/) abbiamo accennato ai rapporti burrascosi tra Ginevra e i Savoia. Carouge ne è un esempio. Falliti i precedenti tentativi di occuparla militarmenti dei suoi predecessori, Vittorio Amedeo III utilizzò un’altra strategia ai danni di Ginevra. Se ricordate, la città era rigidamente calvinista, estremamente severa nei costumi, era proibito il gioco, il bere, la prostituzione. Ma l’essere umano è l’essere umano, e sfruttandone le debolezze il re di Sardegna attorno al 1760 ebbe la pensata di creare un’isola felice proprio ai confini di Ginevra dove sarebbe stato permesso tutto quello che era vietato nella città, e che avrebbe in questo modo attratto traffici, commerci e gente sottraendoli alla rigorosa vicina. Carouge era perfetta perché ai tempi era un minuscolo borgo insignificante nella posizione adatta. Fu così che venne costruito l’attuale aspetto di tipico borgo italiano, con una regolare pianta quadrata.
Salutati i nostri nuovi amici André e Xavier, abbiamo accompagnato Jonathan al tram perché noi saremmo rimasti a cena nel centro di Carouge. Prima, però abbiamo fatto una piccola deviazione per celebrare una tradizione tipica ginevrina: il fumetto. Forse non tutti sanno che, così come lo intendiamo noi oggi, è nato proprio a Ginevra per merito di Rodolphe Töpfer (1799-1846) e a Carouge c’è un albergo molto particolare, l’Ibis-Styles dedicato tutto ai fumetti. Infatti è stato decorato da sei disegnatori importanti. Ognuno ha avuto a disposizione il suo piano e le sue camere (119 in tutto) e le ha decorate con il proprio stile.
Dopo cena abbiamo preso il nostro tram in direzione Bel-Air, che è uno dei punti d’interscambio dei mezzi pubblici ginevrini, in posizione strategica tra la città vecchia e la parte più moderna e, pian piano, siamo tornati a piedi in albergo, un po’ per smaltire e poi per godere l’atmosfera serale della città. Abbiamo costeggiato il lago e, a un certo punto, abbiamo incontrato uno stranomonumento, una specie di cappellafunebre in stile neogotico di marmo bianco con ai lati due vasche con leoni alati che tengono uno scudo. La foggia ci ricordava qualcosa che avevamo visto in Italia, e infatti è la copia del Mausoleo trecentesco degli Scaligeri a Verona fatta costruire da Carlo IIDuca di Brunswick, un tipo “originale” che fu letteralmente scacciato a sassate dai suoi sudditi per il suo malgoverno.
È stata una giornata molto intensa ed è giunto il momento del riposo prima di affrontare l’ultima parte del nostro viaggio che ci porterà in Canton Vaud.
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