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Home Autunno

Viaggio d’autunno. Svizzy scopre la Ginevra internazionale (e non solo…)

Continua l'esplorazione della città più cosmopolita della Svizzera

by SvizzerAmo
20/11/2022
in Autunno, Città, Ginevra (Genève, GE), Reportage, Svizzera francese
10 min read
Viaggio d’autunno. Svizzy scopre la Ginevra internazionale (e non solo…)

Carouge [Foto: ©SvizzerAmo]

Insomma, il primo giorno a Ginevra ci è piaciuto molto, abbiamo scoperto l’anima storica e intima di questa città. Oggi, invece andremo a vedere l’aspetto moderno e internazionale.

La Svizzera ospita molti organismi sovranazionali, politici, umanitari e scientifici, molti dei quali hanno sede proprio a Ginevra. I più conosciuti sono l’ONU, la Croce Rossa Internazionale e il CERN, il famoso laboratorio europeo di Fisica. Le loro sedi sono un po’ fuori dal centro ma sempre facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici.

La casa della solidarietà

La nostra giornata comincia al museo della Croce Rossa, l’istituzione più ginevrina che esista.

Svizzy all’ingresso del museo della Croce Rossa [Foto: ©SvizzerAmo]
La sua storia è legata a quella dell’Italia, perché di Ginevra era Henry Dunant, uno dei padri fondatori, che ebbe l’idea di un’organizzazione che si occupasse dei feriti di guerra assistendo alle sofferenze dei soldati rimasti sul campo senza cure dopo la terribile battaglia di Solferino durante la Seconda Guerra d’Indipendenza, nel 1859. Tornato in Svizzera si battè per la creazione dell’organizzazione che nacque ufficialmente nel 1863.

Nel museo Henry Dunant è raffigurato al suo tavolo da lavoro [Foto: ©SvizzerAmo]
Dunant ebbe una vita travagliata, fu riconosciuto solamente in un secondo tempo come l’ideatore della Croce Rossa. Nel 1901 gli fu assegnato il Premio Nobel per la Pace e devolse tutta l’ingente somma alla “sua” creazione nonostante vivesse in ristrettezze economiche. Morì (povero) a Heiden in Canton Appenzell nel 1910.

Sebbene internazionale e neutrale, nella Croce Rossa è forte l’impronta svizzera, a partire dalla bandiera che richiama, a colori invertiti, quella della Confederazione, e sono svizzeri i venticinque membri del CICR (Comitato Internazionale Croce Rossa). Una volta dovevano addirittura essere ginevrini.

Dietro a questa struttura in legno e mimetizzato nel verde si trova il museo della Croce Rossa [Foto: ©SvizzerAmo]
Il museo è un edificio basso e moderno che sorge in mezzo al verde vicino al Parc de l’Ariana, nel quartiere che ospita diverse istituzioni internazionali: il palazzo dell’ONU, l’Organizzazione Mondiale del Lavoro, l’Organizzazione Mondiale della Sanità e altre. Quando siamo arrivati c’erano molte scolaresche in visita e in effetti è molto interessante e istruttivo capire come funziona la Croce Rossa in tutto il mondo, quali siano i suoi scopi e come riesca a mettere d’accordo 192 Paesi di culture e religioni differenti.

Gli studenti delle numerose scolaresche in visita sono particolarmente interessati alle storie umane dei prigionieri e dei feriti di guerra [Foto: ©SvizzerAmo]
È un racconto duro perché il CICR interviene quando ci sono situazioni d’emergenza o addirittura disperate. Una sala particolarmente visitata è quella dedicata al lavoro di raccolta e smistamento di informazioni riguardanti i prigionieri di guerra e i rifugiati. Un immenso archivio con un numero impressionante di schede ognuna dedicata a una storia umana fatta di dolore e di speranza.

Usciti dal museo ci siamo incamminati lungo Avenue de la Paix in direzione del Palazzo delle Nazioni dell’Onu. Questo è visitabile ma bisogna prenotarsi con congruo anticipo (è sempre molto gettonato) ed è chiuso al pubblico se sono in corso delle sedute. Di fronte al Palazzo delle Nazioni si allunga un viale ornato dalle bandiere di tutte gli stati del mondo.

Il viale delle Nazioni di fronte al palazzo dell’ONU [Foto: ©SvizzerAmo]
Significativamente, sull’ampio spazio che si apre davanti alla sede dell’Onu è stato collocato un monumento particolare: la Broken Chair, una scultura di legno alta ben 12 metri che rappresenta una sedia rotta. È un atto di protesta contro le bombe a grappolo e le mine e contro quei Paesi che non hanno sottoscritto il trattato di abolizione.

La Broken Chair. La gamba spezzata ricorda le mutilazioni causate dalle mine antiuomo ed è un monito contro le crudeltà della guerra [Foto: ©SvizzerAmo]

Nel cuore della ricerca

Il nostro programma prevedeva nel pomeriggio la visita al CERN, il Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare che si trova a cavallo tra Svizzera e Francia, ma prima si era fatta ora di pranzo e, visto che eravamo già in periferia abbiamo mangiato al Café du Soleil (il sole radiato è il simbolo di Ginevra) un locale storico vecchio di circa 400 anni con un ottimo rapporto qualità/prezzo. Svizzy ha voluto a tutti i costi provare la fonduta della casa, una loro ricetta, segreta per quanto riguarda la composizione e la percentuale dei diversi formaggi, che merita di essere assaggiata.

L’esterno dell’antico Café du Soleil [Foto: ©SvizzerAmo]
Con una corsa in taxi fino a Meyrin (che è un comune autonomo al confine con la Francia) siamo giunti al CERN, il laboratorio più grande al mondo per lo studio delle particelle che nel 2012 acquisì fama mondiale per avere scoperto i famosi bosoni di Higgs. Siamo stati accolti da Antonella Del Rosso, fisica presso l’istituto (la presenza italiana è molto alta e qualificata, tanto è vero che dal 2016 la direttrice generale è Fabiola Gianotti) che ci ha guidato nella visita del mondo affascinante e meraviglioso della ricerca.

Anche Svizzy osserva entusiasto gli incredibili macchinari del CERN [Foto: ©SvizzerAmo]
Il centro visitatori dà un’idea piuttosto chiara degli studi che vengono svolti tra queste mura e nell’enorme acceleratore di particelle, un tunnel sotterraneo lungo 27 chilometri che corre tra Svizzera e Francia. Il macchinario non è visitabile ma, in compenso, nell’esposizione ne sono mostrate alcune sezioni che, insieme ad alcuni simulatori e altri reperti, rendono perfettamente l’idea della complessità del lavoro di ricerca e della meraviglia delle leggi che governano l’universo. Tra queste mura il tempo è volato. Siamo stati rapiti dal racconto della nostra guida che è riuscita a fare sembrare, non diciamo semplici, ma almeno comprensibili teorie e fatti che sono costati anni e anni di faticoso studio.

Il museo della fisica nucleare è ospitato nel Globo della Scienza e dell’Innovazione. Realizzato in legno svizzero, all’epoca della sua costruzione, nel 2002, il Globo era uno degli esempi più avanzati al mondo di architettura sostenibile. Sono in corso i lavori del Portail de la Science che aprirà nel 2023 [Foto: ©SvizzerAmo]

La Ginevra popolare

Con questa meraviglia negli occhi ci accingiamo a tornare in città. Davanti al CERN ferma il tram 18 che percorre un lungo rettilineo fino alla stazione. Il tragitto di una decina di chilometri si fa velocemente perché il tram viaggia su una corsia protetta e man mano che ci avviciniamo al centro attraversiamo i quartieri più popolari come il famoso Servette, quello che dà il nome alla squadra di calcio (ma anche di hockey e di rugby) di Ginevra.

Les Grottes incarna lo spirito popolare e libertario di Ginevra. Questo è solo uno dei tanti locali del quartiere [Foto: ©SvizzerAmo]
E proprio uno di questi quartieri è la nostra meta. Dietro alla stazione di Cornavin ci sono Les Grottes – Saint Gervais. Il famoso spirito libertario e socialista ginevrino trova qui la sua grande espressione. Qui c’è un’altissima concentrazione di locali alternativi, circoli culturali, comunità, dove i prezzi sono calmierati dalla funzione sociale che rivestono questi luoghi. È un quartiere molto eterogeneo architettonicamente parlando, racchiuso in un quadrilatero tra Rue de la Servette, Rue Louis-Favre, Rue du Fort-Barreau e Place de Montbrillant (il retro della stazione) e che ha il suo cuore nella Casa dei Puffi: Les Schtroumpfs (Schtroumpf sono appunto i Puffi in francese), un complesso di edifici in Rue Louis-Favre 23-29 così chiamato per la sua architettura indescrivibile.

Les Schtroumpf. Il trionfo della fantasia in architettura [Foto: ©SvizzerAmo]
Un insieme di caseggiati multicolori dalle forme stranissime costruiti tra il 1982 e il 1984 dagli architetti Frei, Hunziker e Berthoud che mi hanno ricordato i lavori di Gaudi a Barcellona o di Hundertwasser a Vienna. Questi edifici hanno volumi asimmetrici, pareti curve, balconi in rilievo, scale a chiocciola, facciate dai colori brillanti e sono abitati dalla gente più disparata. Zona popolare, dicevamo, ma non degradata, sempre frequentatissima alla sera e non solo dai giovani.

Una bella giornata piena, ma non era ancora finita. Avevamo un appuntamento con Jonathan Willy, il Market Manager della città di Ginevra per un “saluto istituzionale”. Svizzy, sempre il solito amicone, ha subito legato (anche perché ha scoperto la comune passione per il rugby) e l’incontro ufficiale si è trasformato in un interessantissimo giro di scoperta della Ginevra più informale.

A La Jonction si uniscono le acque verdi del Rodano (a destra) e quelle bianche dell’Arve (a sinistra) e si distinguono chiaramente [Foto: ©SvizzerAmo]
La Ginevra storica si trova in una posizione strategica su un triangolo di terra delimitato a nord dal Rodano, a est dal lago e a sud dal fiume Arve. Lì dove i due fiumi si incontrano c’è il quartiere de La Jonction (e non poteva essere altrimenti!) che sta emergendo come luogo di ritrovo dei giovani. Un vecchio deposito degli autobus è stato riadattato a parco giochi al coperto, Les Halles de la Jonction, con percorsi per lo skateboard, campi da basket, tavoli da ping pong. Sulla punta del triangolo è stato allestito a cura di un’associazione l’À la Pointe, un baretto sempre affollato anche perché c’è una spiaggetta dove fare il bagno (Attenzione! Solo per nuotatori esperti perché la corrente è forte) ma anche per mettere in acqua una canoa o solamente per bere una birra in compagnia. Il posto merita la visita.

Le acque fresche del Rodano a La Jonction sono un’attrazione per i giovani ginevrini. Sulla sponda destra si alzano le falesie di Saint-Jean [Foto: ©SvizzerAmo]
A picco sull’altra sponda del Rodano si stagliano le falesie di Saint-Jean e, poco oltre, il Viaduc de la Jonction un punto panoramico da dove si vede bene la differenza di colore delle acque che si mescolano: bianche e glaciali quelle dell’Arve che scende dal massiccio del Monte Bianco; verdi e limpide quelle del Rodano che esce dal Lago Lemano.

Una passerella ciclopedonale sull’Arve ci porta nel Bois-de-la-Bâtie, una collina alta una ventina di metri sopra il centro città e dalla quale si ha un bel panorama sul centro storico e sul lago. Qui c’è il bosco più grande di Ginevra che accoglie al suo interno un campo sportivo, il giardino zoologico e un parco giochi di design tutto in legno dove c’è anche una piscinetta per i bambini.

Il modernissimo parco giochi di design, tutto in legno nel Bois-de-la-Bâtie [Foto: ©SvizzerAmo]

La storica concorrente

Dopo una breve passeggiata al fresco sotto gli alberi scendiamo alla Route des Jeunes dove ci attende André Vesin con il suo ciclotaxi elettrico. Con lui faremo un giro per Carouge, che è un comune autonomo anche se in pratica è separato da Ginevra solamente dal ponte sull’Arve.

Nella scorsa puntata (https://www.svizzeramo.it/viaggio-dautunno-svizzy-arriva-a-ginevra/) abbiamo accennato ai rapporti burrascosi tra Ginevra e i Savoia. Carouge ne è un esempio. Falliti i precedenti tentativi di occuparla militarmenti dei suoi predecessori, Vittorio Amedeo III utilizzò un’altra strategia ai danni di Ginevra. Se ricordate, la città era rigidamente calvinista, estremamente severa nei costumi, era proibito il gioco, il bere, la prostituzione. Ma l’essere umano è l’essere umano, e sfruttandone le debolezze il re di Sardegna attorno al 1760 ebbe la pensata di creare un’isola felice proprio ai confini di Ginevra dove sarebbe stato permesso tutto quello che era vietato nella città, e che avrebbe in questo modo attratto traffici, commerci e gente sottraendoli alla rigorosa vicina. Carouge era perfetta perché ai tempi era un minuscolo borgo insignificante nella posizione adatta. Fu così che venne costruito l’attuale aspetto di tipico borgo italiano, con una regolare pianta quadrata.

Bello! Ma non raggiunse mai il suo scopo.

Un esempio dell’atmosfera rilassata di Carouge [Foto: ©SvizzerAmo]
Anche oggi che i tempi e i costumi sono cambiati, i ginevrini vengono a Carouge per l’atmosfera e i tanti ristorantini e locali, o per fare acquisti nelle numerose botteghe artigianali. Con Jonathan e André siamo andati a trovare un artigiano molto particolare: Xavier Righetti che, da laureato in informatica si è reinventato mastro birraio. Un’idea folle, per alcuni, non per lui che è riuscito a coniugare la meticolosità scientifica e la tecnologia con una grande passione. Il suo birrificio, l’Apaisée, si trova nella zona industriale di Carouge e ha ricavato un angolo “relax” con tanto di calcio balilla e dei grandi divani un po’ retrò dove accogliere le persone.

Svizzy con il suo nuovo amico Xavier Righetti nella Birreria l’Apaisée [Foto: ©SvizzerAmo]
Un luogo, reso ancora più accogliente dalla simpatia di Xavier e dagli assaggi della sua ottima (e potente) produzione, tanto che dopo pochi minuti non esistevano più il giornalista, il marketing manager, il ciclista o l’imprenditore brassìcolo ma solamente quattro amici che chiacchieravano amabilmente del più e del meno. Naturalmente i tempi previsti si sono completamente dilatati e ci siamo trovati a sera senza nemmeno accorgercene.

Salutati i nostri nuovi amici André e Xavier, abbiamo accompagnato Jonathan al tram perché noi saremmo rimasti a cena nel centro di Carouge. Prima, però abbiamo fatto una piccola deviazione per celebrare una tradizione tipica ginevrina: il fumetto. Forse non tutti sanno che, così come lo intendiamo noi oggi, è nato proprio a Ginevra per merito di Rodolphe Töpfer (1799-1846) e a Carouge c’è un albergo molto particolare, l’Ibis-Styles dedicato tutto ai fumetti. Infatti è stato decorato da sei disegnatori importanti. Ognuno ha avuto a disposizione il suo piano e le sue camere (119 in tutto) e le ha decorate con il proprio stile.

L’omaggio a Rodolphe Töpfer nella hall dell’Hotel Ibis-Styles a Carouge [Foto: ©SvizzerAmo]
Uno di questi autori è il famoso Zep, ginevrino, il creatore di Titeuf il ragazzino discolo caratterizzato da un ciuffo di capelli biondi verticali, conosciuto anche in Italia per i cartoni animati trasmessi in tv. E Titeuf è di Carouge, perché Zep si è ispirato alla scuola locale come luogo del suo personaggio. E proprio nel cortile del Collège de Carouge nel 2019 è stata posata una statua in bronzo di Titeuf, un onore che aveva già avuto perché un’altra, in pietra, era stata collocata nel 2011 sul frontone della sede della casa editrice Glénat, un ex-convento seicentesco di Grenoble in Francia, che da sempre pubblica le sue storie.

Il simpatico Titeuf nel cortile della sua scuola a Carouge [Foto: ©SvizzerAmo]

Bizzarrie aristocratiche

Dopo cena abbiamo preso il nostro tram in direzione Bel-Air, che è uno dei punti d’interscambio dei mezzi pubblici ginevrini, in posizione strategica tra la città vecchia e la parte più moderna e, pian piano, siamo tornati a piedi in albergo, un po’ per smaltire e poi per godere l’atmosfera serale della città. Abbiamo costeggiato il lago e, a un certo punto, abbiamo incontrato uno strano monumento, una specie di cappella funebre in stile neogotico di marmo bianco con ai lati due vasche con leoni alati che tengono uno scudo. La foggia ci ricordava qualcosa che avevamo visto in Italia, e infatti è la copia del Mausoleo trecentesco degli Scaligeri a Verona fatta costruire da Carlo II Duca di Brunswick, un tipo “originale” che fu letteralmente scacciato a sassate dai suoi sudditi per il suo malgoverno.

Il monumento funebre del Duca di Brunswick. Decisamente non passa inosservato! [Foto: ©SvizzerAmo]
Costretto all’esilio nel 1830 trascorse il resto della vita in giro per il mondo finché non si stabilì proprio a Ginevra. Alla sua morte, nel 1873 lasciò tutto il suo enorme patrimonio (si dice che avesse svuotato le casse del Ducato) alla città, a patto di un funerale suntuoso e che gli si erigesse un monumento in ricordo. E così fu. Anche il luogo lo ricorda perché è vicino all’Hotel de la Paix dove soggiornò. Tra l’altro è vicino a dove un’altra testa coronata perse la vita: l’Imperatrice Elisabetta d’Austria, la famosa “Sissi“, assassinata nel 1898 dall’anarchico italiano Luigi Lucheni.

È stata una giornata molto intensa ed è giunto il momento del riposo prima di affrontare l’ultima parte del nostro viaggio che ci porterà in Canton Vaud.

Info

Turismo Ginevra: www.geneve.com

Museo della Croce Rossa: www.redcrossmuseum.ch

ONU: www.ungeneva.org

CERN: home.cern

Hotel Ibis Styles: www.ibis.accor.com

Svizzera Turismo: www.myswitzerland.com

Ringraziamenti

Per la realizzazione di questo reportage SvizzerAmo ringrazia:

  • Svizzera Turismo, Roma
  • Turismo Ginevra, Ginevra

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