Il viaggio è stato lungo. Dopo il primo tratto fino a Domodossola con la Centovalli, abbiamo preso l’Eurocity verso Briga dove avremmo poi dovuto cambiare con l’Interregionale fino a Ginevra. È un itinerario che abbiamo percorso numerose volte, così, cambiare per cambiare, visto che il treno da Briga proseguiva per Basilea, ne abbiamo approfittato per raggiungere la Capitale del Lemano passando da Berna-Friburgo, un itinerario per noi meno conosciuto in una bella campagna e che non avrebbe portato a grandi allungamenti in termini di tempo.
Comunque siano le origini, a Ginevra si respira un’aria tranquilla e tollerante. dove la gente si mescola senza problemi: superricchi con persone normali, svizzeri con stranieri. E questo è ovvio in una città dove hanno sede l’Onu, la Croce Rossa, il CERN, banche private e d’affari e dove il 25% dei lavoratori sono pendolari dalla confinante Francia, secondo un rapporto del Conseil du Leman. Uno dei vantaggi di questo cosmopolitismo è che la città è molto ricca e ciò si traduce in una serie di servizi pubblici di altissima qualità che colloca Ginevra ai primi posti nella graduatoria delle città più vivibili al mondo.
Qualche parola sull’albergo dove abbiamo alloggiato la merita. Già il nome, Hotel Edelweiss, avrebbe dovuto farci venire qualche sospetto. Un albergo dedicato alla stella alpina in una città di lago senza cime importanti è qualcosa di strano. Una volta entrati ci siamo trovati come a 2’000 metri di quota in un vero e proprio chalet di montagna. La camera, piuttosto ampia e molto comoda, era tutta in legno rustico con le tendine bianche. Un’evidente ironia giocata sul contrasto tra l’immagine alpina della Svizzera e la realtà lacuale di Ginevra, che abbiamo apprezzato molto.
Pagando un ingresso simbolico di due franchi si ha a disposizione una serie di servizi, come cabine, trampolini per i tuffi, un settore protetto per fare il bagno, un luogo per prendere il sole, bar, ristorante (dicono che faccia la fonduta migliore della città). Un luogo gettonatissimo anche perché le acque del Lago di Ginevra sono limpidissime e di un meraviglioso colore verde.
Dietro il Jardin Anglais inizia la città vecchia. La si distingue subito per l’impiantomedioevale delle sue stradine acciottolate che si attorcigliano, salgono, scendono, si interrompono in una ripida scalinata, si restringono per poi improvvisamente allargarsi in una piazzetta.
Dal 1536 a Ginevra, prima al mondo, la scuola pubblica era obbligatoria e gratuita. Il Collegio Calvino, fondato nel 1559, oggi è un liceo [Foto: SvizzerAmo]Nella parte più nuova di Ginevra, quella vicino al lago, ci sono i negozi di lusso. Invece qui nel centro storico, come per esempio sulla Grand Rue o la Place du Bourg-de-Four, si trovano botteghe più piccole, ma anche ristorantini, locali e atelier di orologiai. Siamo entrati in uno di questi, Initium, dove ognuno può costruirsi personalmente il proprio orologio assistiti, da un artigiano specializzato. Con il suo aiuto abbiamo provato a smontare e rimontare un meccanismo, un’operazione facilissima, da dieci minuti, per una mano allenata. Noi ci abbiamo impiegato più di un’ora…
E a proposito di Italia e Ginevra le relazioni sono molto strette. Non sempre pacifiche, ma strette… I duchi di Savoia tentarono più volte (invano) di conquistarla e proprio a uno di questi tentativi è dedicata la famosa festa de l’Escalade che ricorda quando l’11 dicembre 1602 le truppe di Carlo Emanuele I di Savoia diedero l’assalto cercando di scalare le mura di notte. La storia racconta che una donna, Mère Royaume, sventò l’assalto versando in testa ai soldati nemici una marmitta di minestrone di verdure bollente. Ancora oggi l’avvenimento viene celebrato con una grande festa nel fine settimana vicino alla data (nel 2022 dal 9 all’11 dicembre) e c’è anche un dolce tipico che lo ricorda fatto proprio a forma di pentolone di cioccolato con le verdure in marzapane.
Mère Royaume e la sua pignatta aprono orgogliosamente il corteo dei festeggiamenti dell’Escalade [Foto: Compagnie de 1602]
Un’altra storia italo-ginevrina è quella legata alle persecuzioni contro i protestanti durante la controriforma. Molte famiglie italiane furono costrette a fuggire e trovarono rifugio qui. Famiglie che poi fecero la fortuna loro e della città, come i toscani Turrettini e Diodati. Tra l’altro, un Diodati, Giovanni, fu l’autore di una importante traduzione in lingua italiana della Bibbia stampata proprio a GInevra nel 1607 e considerata uno dei capolavori della letteratura italiana del XVII Secolo. Sempre legata alla famiglia Diodati è anche la nascita di un altro genere letterario. Nella loro splendida villa a Cologny, un sobborgo di Ginevra, Mary Wollstonecraft Shelley scrisse “Frankenstein” e John William Polidori “il Vampiro“, il primo libro sull’argomento.
E Frankenstein è celebrato con un monumento in bronzo orripilante collocato nella Plaine de Plainpalais dove, secondo il libro, il mostro commette il suo primo omicidio. Correndo il rischio di facili ironie, una foto con Frankenstein è obbligatoria per chiunque capiti su questa grandissima piazza di circa 13 ettari che, ai tempi, fu anche pista di volo. Oggi ospita il mercato ortofrutticolo e, nei giorni di mercoledì e sabato, oltre che nella prima domenica del mese, si tiene anche il mercato delle pulci.
La Ferrovia Vigezzina-Centovalli corre tra Locarno a Domodossola e, oltre a essere un importante collegamento transnazionale che festeggia quest'anno il...