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Viaggio d’autunno. Svizzy arriva a Ginevra

E ha trovato una città sorprendente, vivace, vitale e vivibilissima

by SvizzerAmo
09/11/2022
in Città, Ginevra (Genève, GE), Laghi, Radio Ticino - Locarno, Reportage, Svizzera francese
8 min read
Viaggio d’autunno. Svizzy arriva a Ginevra

[Foto: ©SvizzerAmo]

Il viaggio è stato lungo. Dopo il primo tratto fino a Domodossola con la Centovalli, abbiamo preso l’Eurocity verso Briga dove avremmo poi dovuto cambiare con l’Interregionale fino a Ginevra. È un itinerario che abbiamo percorso numerose volte, così, cambiare per cambiare, visto che il treno da Briga proseguiva per Basilea, ne abbiamo approfittato per raggiungere la Capitale del Lemano passando da Berna-Friburgo, un itinerario per noi meno conosciuto in una bella campagna e che non avrebbe portato a grandi allungamenti in termini di tempo.

Siamo in Canton Berna vicino a Spiez, sul Lago di Thun, una piccola deviazione ripagata dal bel paesaggio [Foto: ©SvizzerAmo]
Confesso che ero prevenuto nei confronti di Ginevra. La consideravo una città fredda, antipatica, regno degli arcimilonari che passano la giornata tra banche d’affari, negozi di lusso e ristoranti stellati. Certo, girando per il centro abbiamo visto una sfilza di supercar posteggiate qui e là, e le insegne dei negozi sono quelle dei marchi più importanti di orologeria, gioielleria e della moda; però abbiamo scoperto che Ginevra ha, storicamente, una fortissima anima popolare e socialista. Uno spirito umanitario, e ugualitario che deriva, forse, dall’essere una delle culle del protestantesimo grazie all’opera di Calvino.

Non c’è bisogno di commenti… [Foto: ©SvizzerAmo]

Una città vivibilissima

Comunque siano le origini, a Ginevra si respira un’aria tranquilla e tollerante. dove la gente si mescola senza problemi: superricchi con persone normali, svizzeri con stranieri. E questo è ovvio in una città dove hanno sede l’Onu, la Croce Rossa, il CERN, banche private e d’affari e dove il 25% dei lavoratori sono pendolari dalla confinante Francia, secondo un rapporto del Conseil du Leman. Uno dei vantaggi di questo cosmopolitismo è che la città è molto ricca e ciò si traduce in una serie di servizi pubblici di altissima qualità che colloca Ginevra ai primi posti nella graduatoria delle città più vivibili al mondo.

I giochi per bambini di design nel Parc aux Animaux nel Bois-de-la-Bâtie sono un esempio di come la città pensi alle famiglie [Foto: ©SvizzerAmo]
Di questa atmosfera internazionale e rilassata ce ne siamo accorti la sera stessa. Stanchi della lunga giornata e affamati non avevamo una grande voglia di andare in giro a cercare ristoranti, così siamo rimasti nel Pâquis, la zona del nostro albergo. È il quartiere multietnico di Ginevra dove è possibile fare il giro del mondo gastronomico e infatti la nostra scelta è caduta su un ristorante libanese. Primo perché non ci eravamo mai stati, secondo perché era proprio di fianco all’albergo. E l’esperienza è stata ottima, abbiamo mangiato benissimo a un prezzo accettabile.

Qualche parola sull’albergo dove abbiamo alloggiato la merita. Già il nome, Hotel Edelweiss, avrebbe dovuto farci venire qualche sospetto. Un albergo dedicato alla stella alpina in una città di lago senza cime importanti è qualcosa di strano. Una volta entrati ci siamo trovati come a 2’000 metri di quota in un vero e proprio chalet di montagna. La camera, piuttosto ampia e molto comoda, era tutta in legno rustico con le tendine bianche. Un’evidente ironia giocata sul contrasto tra l’immagine alpina della Svizzera e la realtà lacuale di Ginevra, che abbiamo apprezzato molto.

La nostra camera all’Hotel Edelweiss [Foto: ©SvizzerAmo]
La mattina seguente siamo scesi per colazione e abbiamo trovato la sala ristorante in stile rifugio alpino con tanto di tovaglie a quadri bianchi e rossi. Un ambiente simpaticissimo che ci ha messo di buon umore e ben disposti per la visita della città.

Anche Svizzy si gode l’atmosfera in attesa di una ricca prima colazione [Foto: ©SvizzerAmo]
Per prima cosa siamo scesi al lago. Il nostro viaggio si è svolto ai primi giorni di settembre 2022 e in quel periodo era ancora estate piena e molto calda. Il lungolago, che si chiama Quai du Mont-Blanc (forse perché dalle sponde si riesce a scorgere in lontananza la grande montagna) era affollato. Molti turisti ma soprattutto molti ginevrini che si recavano ai Bains de Pâquis. Questo non è altro che il vecchio molo del porto riadattato a bagno.

Questo è il colore delle acque del Lago di Ginevra [Foto: ©SvizzerAmo]

Ginevra e il lago

Pagando un ingresso simbolico di due franchi si ha a disposizione una serie di servizi, come cabine, trampolini per i tuffi, un settore protetto per fare il bagno, un luogo per prendere il sole, bar, ristorante (dicono che faccia la fonduta migliore della città). Un luogo gettonatissimo anche perché le acque del Lago di Ginevra sono limpidissime e di un meraviglioso colore verde.

Dal Quai du Mont-Blanc vediamo in lontananza la montagna più alta delle Alpi. Sul lungolago i grandi polmoni verdi de La Grange ed Eaux-Vives. In primo piano, sulla destra, i Bains de Pâquis un luogo molto popolare per prendere il sole e fare il bagno. Era il vecchio molo del porto e sulla punta c’è ancora l’antico fanale [Foto: ©SvizzerAmo]
Con tanta invidia verso coloro che sguazzavano felici e freschi abbiamo proseguito il giro. Proprio di fianco ai Bains de Pâquis c’è uno degli imbarcaderi delle mouettes. Dal 1897 questi piccoli battelli gialli e rossi (i colori della bandiera di Ginevra) fanno servizio di trasporto urbano. Sono quattro linee da una sponda all’altra del lago. Ne abbiamo approfittato per avvicinarci alla città storica, la durata della traversata è piuttosto breve e Ginevra dall’acqua è un bel vedere.

La mouette è un mezzo di trasporto molto utilizzato da turisti e ginevrini [Foto: ©SvizzerAmo]
Con la linea 1 della mouette siamo arrivati al Jardin Anglais, sulla sponda sinistra del lago, passando vicino al famosissimo Jet d’eau, il getto d’acqua. 500 litri al secondo sparati a 200 km/h a un’altezza di circa 140 metri. È visibile da ogni angolo della città ed è diventato il simbolo di Ginevra un po’ casualmente perché, inizialmente, non era un’attrazione per cittadini e turisti era semplicemente il getto dello scarico della centrale elettrica che si trovava più o meno nel punto dove il Rodano esce dal lago (oggi il Bâtiment des Forces Motrices è un teatro). L’impianto alla sera alleggeriva la pressione liberandosi dell’acqua in eccesso creando un getto alto già una trentina di metri. Visto il gran numero di persone che si recavano sul posto per vedere lo spettacolo, le autorità cittadine decisero di renderlo permanente e, nel 1891, fu trasferito nel quartiere chic di Eaux-Vives dov’è tuttora.

Dalla finestra al 7° piano del nostro albergo vedevamo i tetti di Ginevra e il getto d’acqua che spiccava sullo sfondo del monte Salève. Lì siamo già in Francia [Foto: ©SvizzerAmo]
Eaux-Vive è l’immagine tipica della Ginevra ricca. Lo dimostrano non solo le ville splendide con giardini immensi e le belle case borghesi del lungolago, ma anche gli spazi verdi pubblici curati maniacalmente, come i due parchi de La Grange e, appunto, Eaux-Vives e il Jardin Anglais che è famoso per il grande Horloge Fleuri, l’orologio fiorito, il cui quadrante è realizzato con circa 6’500 tra piante e fiori ed è un omaggio all’industria orologiera della città. (L’orologeria è l’attività storica della città. Bastano i nomi: Patek Philippe e Rolex…). In questo giardino, tra l’altro, dall’ultima settimana di novembre all’antivigilia di Natale si tiene il tipico mercatino.

La bella Place du Bourg-de-Four sullo sfondo svetta il campanile della cattedrale [Foto: ©SvizzerAmo]

Il fascino della città vecchia

Dietro il Jardin Anglais inizia la città vecchia. La si distingue subito per l’impianto medioevale delle sue stradine acciottolate che si attorcigliano, salgono, scendono, si interrompono in una ripida scalinata, si restringono per poi improvvisamente allargarsi in una piazzetta.

Dal 1536 a Ginevra, prima al mondo, la scuola pubblica era obbligatoria e gratuita. Il Collegio Calvino, fondato nel 1559, oggi è un liceo [Foto: SvizzerAmo]
Nella parte più nuova di Ginevra, quella vicino al lago, ci sono i negozi di lusso. Invece qui nel centro storico, come per esempio sulla Grand Rue o la Place du Bourg-de-Four, si trovano botteghe più piccole, ma anche ristorantini, locali e atelier di orologiai. Siamo entrati in uno di questi, Initium, dove ognuno può costruirsi personalmente il proprio orologio assistiti, da un artigiano specializzato. Con il suo aiuto abbiamo provato a smontare e rimontare un meccanismo, un’operazione facilissima, da dieci minuti, per una mano allenata. Noi ci abbiamo impiegato più di un’ora…

L’interno dell’atelier di Initium dove abbiamo provato a smontare e rimontare un orologio [Foto: ©SvizzerAmo]
Nella città vecchia ci sono le splendide case delle famiglie storiche di Ginevra e, a poca distanza l’uno dall’altro, i due centri del potere: l’Hôtel de la Ville, la sede del governo cantonale, e la cattedrale calvinista dedicata a San Pietro. Non per niente la bandiera di Ginevra è gialla e rossa con la chiave del potere ecclesiastico nel campo rosso, mentre in quello giallo c’è l’aquila imperiale, però troncata a metà.

La bandiera rosso-gialla di Ginevra esposta in città vecchia insieme a quella dell’ONU e a quella della Svizzera [Foto: ©SvizzerAmo]
Nella Sala Alabama dell’Hotel de la Ville si tenne la prima Convenzione di Ginevra nel 1864 che segnò la nascita della Croce Rossa. All’interno della cattedrale non c’è un vero altare, tutte le panche sono rivolte al pulpito da dove il pastore tiene il suo sermone. La chiesa è spoglia e severa come vuole il culto riformato tranne che nella cappella laterale dei Maccabei che, invece, è interamente decorata da affreschi gli unici realizzati con la tecnica rinascimentale italiana a nord delle Alpi.

Le splendide decorazioni della Cappella dei Maccabei opera del XV Secolo del pittore piemontese Giacomo Jaquerio. Dopo la Riforma la cappella fu adibita a deposito di sale, polveriera e auditorio. Solo nel 1886 gli affreschi sono stati restaurati [Foto: ©SvizzerAmo]

Ginevra avrebbe potuto essere italiana

E a proposito di Italia e Ginevra le relazioni sono molto strette. Non sempre pacifiche, ma strette… I duchi di Savoia tentarono più volte (invano) di conquistarla e proprio a uno di questi tentativi è dedicata la famosa festa de l’Escalade che ricorda quando l’11 dicembre 1602 le truppe di Carlo Emanuele I di Savoia diedero l’assalto cercando di scalare le mura di notte. La storia racconta che una donna, Mère Royaume, sventò l’assalto versando in testa ai soldati nemici una marmitta di minestrone di verdure bollente. Ancora oggi l’avvenimento viene celebrato con una grande festa nel fine settimana vicino alla data (nel 2022 dal 9 all’11 dicembre) e c’è anche un dolce tipico che lo ricorda fatto proprio a forma di pentolone di cioccolato con le verdure in marzapane.

Mère Royaume e la sua pignatta aprono orgogliosamente il corteo dei festeggiamenti dell’Escalade [Foto: Compagnie de 1602]

Un’altra storia italo-ginevrina è quella legata alle persecuzioni contro i protestanti durante la controriforma. Molte famiglie italiane furono costrette a fuggire e trovarono rifugio qui. Famiglie che poi fecero la fortuna loro e della città, come i toscani Turrettini e Diodati. Tra l’altro, un Diodati, Giovanni, fu l’autore di una importante traduzione in lingua italiana della Bibbia stampata proprio a GInevra nel 1607 e considerata uno dei capolavori della letteratura italiana del XVII Secolo. Sempre legata alla famiglia Diodati è anche la nascita di un altro genere letterario. Nella loro splendida villa a Cologny, un sobborgo di Ginevra, Mary Wollstonecraft Shelley scrisse “Frankenstein” e John William Polidori “il Vampiro“, il primo libro sull’argomento.

Il mostro (quello in secondo piano!) è alto più di due metri. È stato realizzato nel 2014 da un gruppo di giovani artisti ginevrini chiamato Klat [Foto: ©SvizzerAmo]

Due passi fuori dal centro

E Frankenstein è celebrato con un monumento in bronzo orripilante collocato nella Plaine de Plainpalais dove, secondo il libro, il mostro commette il suo primo omicidio. Correndo il rischio di facili ironie, una foto con Frankenstein è obbligatoria per chiunque capiti su questa grandissima piazza di circa 13 ettari che, ai tempi, fu anche pista di volo. Oggi ospita il mercato ortofrutticolo e, nei giorni di mercoledì e sabato, oltre che nella prima domenica del mese, si tiene anche il mercato delle pulci.

Al Parc des Bastions si disputano accanite sfide a scacchi. Ognuno può giocare liberamente [Foto: ©SvizzerAmo]
Il Plainpalais si trova in mezzo a due luoghi simbolici. Sotto gli antichi bastioni c’è, appunto, il grande Parc des Bastions dove la gente va a giocare a scacchi, a correre o a studiare visto che l’università è a due passi. Noi siamo andati a vedere il Mur des Rèformateurs, il Muro dei Riformatori, che celebra le figure importanti della Riforma protestante con delle grandi statue. Su tutto il muro è inciso il motto in latino della città: Post tenebras lux [Dopo le tenebre la luce]. È stato eretto nel 1917 ed è lungo oltre cento metri. E, a proposito di dimensioni, sui bastioni è stata collocata la panchina in legno più lunga del mondo, ben 120,21 metri!

Su questa panchina di posto per sedersi ce n’è in abbondanza [Foto: ©SvizzerAmo]
E qui abbiamo anche scoperto che Ginevra ha un “albero ufficiale“. È un ippocastano che dal 1818, ogni giorno d’inverno, viene controllato da un funzionario pubblico, il sautier, per vedere se sia spuntata la prima foglia. Il dato viene poi regolarmente registrato su una tavoletta nella Sala del Consiglio comunale. Quando ci hanno raccontato questa storia, la prima cosa che abbiamo pensato è stata: “Ma a che serve tutto questo?“. Risposta: “A niente!”

Fine della conversazione!

I quattro “grandi” della Riforma protestante a Ginevra: Calvino, Farel, Beze e Knox. Lutero e Zwingli sono citati solamente da un’iscrizione ai lati del muro. Furono altrettanto importanti per la Riforma, ma meno per Ginevra [Foto ©SvizzerAmo]
Dall’altra parte, verso il Rodano e proprio in mezzo alle case c’è il cimitero di Plainpalais, dove sono sepolti personaggi famosi. Letterati come Borges e Musil, ma anche l’infante figlia di Dostojevski, il generale Dufour, uno dei fondatori della Croce Rossa. Poi due tombe particolari. Una semplicissima, di Calvino; l’altra (che non passa inosservata) di Grisélidis Réal, una pittrice, ma soprattutto una prostituta e attivista per i diritti civili. Anche in questo caso Ginevra si mostra una città sorprendentemente aperta.

La semplicissima tomba di Calvino. Secondo i suoi desideri è solamente una lapide [Foto: ©SvizzerAmo]
La giornata è stata intensa, abbiamo camminato parecchio ma abbiamo visto tante cose interessanti. Si è fatta l’ora di cena e del riposo. L’indomani ci aspetta una giornata altrettanto intensa che vi racconteremo nella prossima puntata.

Info

Turismo Ginevra: www.geneve.com

Navigazione Mouettes: www.mouettesgenevoises.ch

Rievocazione storica dell’Escalade: www.1602.ch

Atelier orologiaio: www.initium.ch

Giro turistico a tema orologi: www.genevawatchtour.com

Svizzera Turismo: www.myswitzerland.com

Ringraziamenti

Per la realizzazione di questo reportage ringraziamo:

Svizzera Turismo, Roma

Genève Tourisme, Ginevra

 

 

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Tags: CittàLago di GinevraRiforma

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