A inizio autunno ci sono ancora tante belle giornate, perfette per un weekend in Svizzera. Una delle più interessanti che si possano fare per chi abita a Milano e dintorni è quella che esplora con il Trenino rosso del Bernina il territorio di confine tra la provincia di Sondrio e il Canton Grigioni che è sempre stato strettamente legato. Forse non tutti sanno che la Valtellina è stata svizzera, o meglio, grigionese, per quasi tre secoli: dal 1512 al 1797, quando Napoleone l’unì alla Repubblica Cisalpina e alla Lombardia. È un itinerario facilissimo da realizzare, tanto più che non c’è assolutamente bisogno di utilizzare la macchina perché i mezzi pubblici sono ottimi e le coincidenze comode. La nostra gita ha in più il pregio di essere fattibile in un giorno o in due, a seconda che uno voglia puntare sull’aspetto paesaggistico piuttosto che prendersela comoda per scoprire anche i sapori tipici e le bellezze architettoniche.
A Tirano in treno
In ogni caso si deve partire da Milano Centrale presto, alle 6,20 con il Regionale per Tirano (biglietto II Cl.: 11 Euro), dove si arriva alle 8,50, in tempo per fare colazione e ripartire per St. Moritz alle 9,40 con il trenino rosso che percorre la linea del Bernina, la cui stazione si trova appena uscendo da quella di Trenitalia, a sinistra. Mi raccomando, ricordatevi la carta d’identità… Molti lo chiamano, impropriamente, “Bernina Express” ma questo è il nome del treno con carrozze speciali con prenotazione obbligatoria e supplemento che tre volte al giorno percorre la stessa linea del regionale con gli stessi tempi di viaggio. Inoltre, le carrozze speciali hanno grandi vetrate panoramiche che, oltre a creare uno sgradevole effetto serra, sono bloccate e impediscono di fotografare senza riflessi. Insomma, secondo me è meglio prendere il treno normale (II Cl.: 28 Franchi) con le vecchie carrozze dai finestrini apribili, la pacchia dei fotografi. Se, invece, si vuole rimanere un po’ a Tirano da vedere ci sono il meraviglioso Santuario della Madonna, seicentesco con gli interni in legno lavorato e uno degli organi più belli d’Italia e i palazzi nobiliari, come Palazzo Salis e Palazzo Torelli. Da portare a casa i vini e le mele.
Una ferrovia capolavoro di ingegneria
Ma torniamo sul treno. Sono due ore e mezza di viaggio che passano in un soffio. Si parte dai 450 metri di Tirano, si sale fino ai 2.256 metri di Ospizio Bernina e si riscende ai 1.822 metri di St. Moritz in un continuo mutare di scenari: di vegetazione, dai vigneti e meleti ai licheni dell’alta montagna; di architetture, dal mondo mediteraneo a quello germanico. Una ferrovia capolavoro di ingegneria con caratteristiche uniche al mondo, come il viadotto circolare di Brusio, che le sono valse l’iscrizione al Patrimonio Unesco. Il tratto in territorio italiano è di solo sei chilometri, poi si entra subito nella Val Poschiavina e il treno comincia dolcemente a salire. Passato il capoluogo, Poschiavo, entra nei boschi e la salita diventa più ripida zigzagando con curve strette e rampe ripide. Alp Grüm è una fermata intermedia dove c’è solo la stazione e un ristorante locanda ma è posizionata proprio in faccia al Ghiacciaio del Palù. Da lì in poi siamo in alta montagna e gli alberi lasciano spazio a rocce e arbusti. Si scavalla il Passo del Bernina e si comincia a scendere verso St. Moritz, passando per il Diavolezza, un comprensorio sciistico e per la Curva di Montebello, l’unico punto della linea dove si vede veramente il Pizzo Bernina passato Bernina Suot e appena prima del Morteratsch.
St. Moritz tra arte e mondanità
Ormai si è in vista di St. Moritz. A questo punto ci sono due possibilità. La prima è più mondana, arrivare al paese e gironzolare tra negozi e alberghi di lusso, visitare il museo dedicato al pittore Giovanni Segantini (che qui visse a lungo e morì nel 1899) o passeggiare sul lago e nei boschi che lo circondano. L’altra alternativa è scendere alla stazione di Punt Muragl, attraversare, appunto, un ponticello e salire sulla funicolare che sale a Muottas Muragl (biglietto giornaliero: 40 Franchi, dopo le ore 11) da dove si ha una vista splendida su St. Moritz e su parte dell’Alta Engadina con la sfilza dei quattro laghi. A Muottas Muragl c’è un ristorante-albergo e da lì partono numerose passeggiate, facili ma che richiedono scarpe adatte. Altrimenti ci si può allontanare di qualche centinaio di metri lungo il cosiddetto “Percorso dei filosofi”. Una volta tornati a valle un autobus urbano (biglietto: 3 Franchi) in coincidenza con la funicolare porta in cinque minuti alla stazione di St. Moritz.
Sulla strada del ritorno, tappa a Chiavenna
È il momento del ritorno. Nulla vieta di ripercorrere la stessa strada dalla quale si è arrivati, riprendendo il Trenino rosso del Bernina, in questo caso si può anche arrivare in Valtellina in macchina lasciandola poi nel grande posteggio dietro la stazione di Trenitalia di Tirano. In alternativa si può pernottare nella “Perla dei Grigioni” (io mi sono fermato al Romantik Hotel in cima a Muottas Muragl), oppure si può tornare verso l’Italia. La via più breve per Milano percorre il Passo del Maloja e scende con il famoso pulmann postale giallo verso Chiavenna, (biglietto: 25 Franchi) da dove si prende il treno per Colico e da lì la coincidenza per Milano. L’ultimo collegamento parte alle 17,08 di fronte alla stazione di St. Moritz e a Chiavenna c’è una mezz’oretta di tempo per la coincidenza. La strada non lascia certo delusi. St. Moritz si trova su un altopiano attraversato dal fiume Inn che dà il nome all’Engadina e, nel suo percorso forma quattro laghi, nell’ordine verso la sorgente: Lej da San Murezzan, Lej da Champfèr, Lej da Silvaplana e Lej da Segl, tutti rigorosamente nominati il lingua romancia, la lingua ufficiale di questa parte dei Grigioni. Appena passato l’abitato di Maloja, la strada comincia decisamente a scendere a zig zag verso il confine. Sulla destra si staglia il Piz Lunghin, un monte di 2.780 metri che ha una caratteristica unica: ha un triplo spartiacque e, a seconda su quale versante cada la pioggia, l’acqua fluisce in tre fiumi importanti: l’Adda, il Reno e l’Inn che sboccano rispettivamente nel Mare Adriatico, nel Mare del Nord e nel Mar Nero.
I tesori di Chiavenna
Passato il confine si scende per la Val Chiavenna fino al capoluogo, appunto, Chiavenna. Il centro storico è piuttosto bello e antico, tanto e vero che il paese ha ottenuto il riconoscimento di “Bandiera arancione” del Touring Club Italiano, un marchio di qualità turistico-ambientale conferito ai piccoli comuni del nostro entroterra. Da vedere ci sono la medioevale Collegiata di San Lorenzo con il fantastico Museo del Tesoro e la famosa Pace di Chiavenna, un’opera di oreficeria preziosissima, coperta di evangeliario in oro e gemme. Per mangiare, ci sono numerosi “crotti” e non c’è che l’imbarazzo della scelta. Da assaggiare i pizzoccheri bianchi la specialità locale che sono una particolare varietà di gnocchi, preparati con farina di frumento e pane secco ammollato nel latte. Si può prenderla con calma. L’ultimo treno per Milano parte alle 20,42 e il biglietto costa 8,80 Euro.