Nell’antichità il sale era molto prezioso, specialmente in quei luoghi dove scarseggiava. Grandi fortune sono state accumulate da chi riusciva ad aggiudicarsi il trasporto o lo stoccaggio dell'”Oro bianco“, come veniva comunemente chiamato il sale.
Una veduta di Bex, in Canton Vaud [Foto: Wikipedia]Fino alla metà del XVI Secolo il sale in Svizzera arrivava o dalla Francia o dall’Italia. Poi, si racconta che verso la metà del XVI Secolo, un pastore di Bex, in Canton Vaud si accorse che le sue capre bevevano volentieri l’acqua di una particolare sorgente, la fece bollire e ottenne il sale. In questo modo si scoprì un grande giacimento che si trovava all’interno di una montagna.
Secondo i geologi il deposito è antichissimo e risalirebbe all’era quando le acque del mare ricoprivano la superficie della terra. In seguito a quella scoperta, la montagna fu scavata. Le attuali saline risalgono al 1684 e hanno portato ricchezza e reso la Svizzera autosufficiente per quanto riguarda questo preziosissimo composto.
La sala centrale della miniera [Foto: Schweizer Salinen]Il labirinto di gallerie e cunicoli delle miniere di Bex è lungo circa 50 chilometri, scavato a forza di braccia con mazzuole e scalpelli. Si trova a circa 450 metri sotto il suolo, la temperatura è costante a 18° con 80% di umidità. Vi si accedeva scendendo una stretta scaletta di legno di 700 scalini dove ogni 100 gradini c’era un piccolo spazio per riposarsi un attimo.
Le gallerie della miniera con la sua rete di binari [Foto: Schweizer Salinen]Le miniere sono un’attrazione turistica già da lungo tempo, da quando Maria Luisa d’Austria, la seconda moglie di Napoleone, le visitò nel luglio del 1814.
Ora sono un monumento storico del Canton Vaud e museo al quale si accede con il trenino dei minatori che porta nel centro della miniera percorrendo la galleria detta del “Bouillet“,che fu scavata interamente a mano” in 12 anni di lavoro fino al 1811. È lunga circa 1’500 metri e si percorre in sette minuti.
Con questo trenino si entra all’interno della miniera [Foto: Schweizer Salinen]Nel museo sono mostrate le diverse fasi di estrazione e come si ottiene il sale puro. Ancora oggi il metodo di estrazione di quello che viene chiamato Fleur des Alpes è quello tradizionale che, in fondo, è semplicissimo: viene pompata acqua del ghiacciaio per separare il sale dalle scorie, poi la salamoia viene ripompata in superficie e riscaldata. Con l’evaporazione si separa così l’acqua dal sale. Un lavoro che con le odierne tecnologie può essere facilmente eseguito da un paio di minatori ma che, ai tempi, dava da vivere a centinaia di famiglie. La concentrazione salina delle acque sorgenti è di circa 200 grammi per litro, quasi 10 volte superiore a quella del Mediterraneo.
La Salzkammer, il museo del sale di Pratteln [Foto: Schweizer Salinen]Quella di Bex non è l’unica grande salina svizzera, ce ne sono anche a Riburg (Argovia) e a Schweizerhalle/Pratteln (Basilea Campagna), anch’esse visitabili. A Riburg c’è un deposito ospitato sotto un’enorme cupola con la costolatura in legno, mentre a Pratteln c’è la Salzkammer, un museo dedicato, ospitato in una bella villa nel verde.
Gli enormi depositi di stoccaggio del sale di Riburg [Foto: Schweizer Salinen]Le tre saline svizzere sono di proprietà comune di tutti i 26 Cantoni della Confederazione e del Principato del Liechtenstein. Producono ogni anno circa 600’000 tonnellate di sale, che coprono il fabbisogno nazionale. Curiosamente, solo una piccola percentuale è utilizzata per l’alimentazione. La maggior parte è serve per mantenere le strade libere dal ghiaccio d’inverno.
Quest'inverno, da gennaio 2023, nella regione turistica Villars-Gryon-Les Diablerets-Bex, nelle Alpi del Canton Vaud saranno organizzati diversi corsi di sport...