Svizzy e i suoi amici umani sono arrivati a San Gallo, la capitale dell’omonimo Cantone nella Svizzera orientale in una mite giornata di sole autunnale. Da Zurigo basta un’ora di viaggio in treno tra campi e morbide colline che da Winterthur scendono verso est. San Gallo dista una ventina di chilometri dal lago di Costanza ed è stretta tra esso e il Canton Appenzell. La prima tappa del viaggio di esplorazione nella Regione del Bodensee, è iniziata proprio da qui.
San Gallo si rispecchia nei bovindi
L’impressione è stata da subito positiva. Le vie del centro storico parlano di una città antica, ricca, importante. Lo raccontano le facciate dei palazzi lungo le quattro strade principali: Spisergasse, Martktgasse, Kugelgasse e Schmiedgasse.
San Gallo è conosciuta come la città dei bovindi che, in tedesco si dice Erker. Le tipiche finestre sporgenti che impreziosiscono i palazzi sono ben 111, tutti così diversi nei colori e nelle fogge, arricchiti da fregi curiosi e spesso molto divertenti: frutti esotici assaggiati nei continenti lontani appena esplorati, animali di ogni tipo come cigni, pellicani, cammelli.
Dal ‘500 in poi la moda dei bovindi ha fatto da specchio alla rivalità delle famiglie dei commercianti più ricchi della città, in uno sfoggio di potere e vanto di conoscenza e ci sono persino dei bovindi ornati con maschere caricaturali che fanno le linguacce al dirimpettaio come per dirgli: “Il mio bovindo è più ricco e bello del tuo…!”
Divertitevi a cercarli e osservarli tutti col naso all’insù. Fate attenzione anche ai palazzi più moderni, quelli costruiti tra fine Ottocento e inizio Novecento. Eleganti, possenti, dalle linee Jugendstil e con nomi da oltreoceano come Pacific o Oceanic che testimoniano i fiorenti rapporti commerciali che legavano San Gallo al Nuovo Mondo.
San Gallo e la bellezza di pizzi e merletti
Dalle decorazioni sulle facciate dei palazzi che sembrano ricami a quelli veri, fatti in tessuto. Chi dice San Gallo, infatti, non può non pensare ai magnifici pizzi frutto di un lavoro lungo e certosino a metà tra l’artigianato e l’espressione artistica. La ricchezza della città arriva dalla sua antica tradizione tessile che risale al Medio Evo.
Ai tempi era il lino, l’”oro bianco” che ricoprì letteralmente i campi di questo angolo di Svizzera arricchendo commercianti e contadini produttori. Nel 1730 il cotone inglese sbarcò sul mercato elvetico, un tessuto più economico la cui diffusione coincise con lo sviluppo dei primi telai meccanici in grado di rispondere velocemente alla crescente domanda internazionale. Ma San Gallo si adegua, forte di un’antica tradizione di altissima qualità del manufatto.
A metà Ottocento comincia l’industria del ricamo che nel primo decennio del XX Secolo si attesta come il più importante settore di esportazione della Svizzera perché nessuna gran dama alla moda alle corti d’Europa, così come nell’alta Società americana poteva esimersi dallo sfoggiare un abito ricamato a San Gallo che era sinonimo di gran classe.
Ancora oggi, sebbene l’industria tessile sia decisamente tramontata rispetto agli splendori di un dì, i grandi nomi della moda da Prada a Dior impreziosiscono le loro creazioni col pizzo sangallese vestendo le celebrità da Nicole Kidman a Michelle Obama e Madonna.
Un assaggio del passato e presente artigianale della città lo abbiamo avuto visitando il Textile Museum (www.textilmuseum.ch). Lo riconoscerete dalla facciata incorniciata da una caratteristica scultura a forma di pizzo. Anche i dintorni di San Gallo sono il punto di partenza di un itinerario, il Textilland Explorer Tour: Nove tappe in luoghi legati al fascino dei tessuti (www.myswitzerland.com/it-it/textilland-explorer-tour.html).
Abbazia e biblioteca da patrimonio Unesco
Dopo aver fatto un giro al museo del tessile, eravamo tanto curiosi di visitare il vero simbolo della città riconosciuto patrimonio Unesco. Subito abbiamo capito il perché: il complesso abbaziale benedettino è un gioiello e i due massicci campanili della cattedrale sono la cartolina più rappresentativa di San Gallo. Una roccaforte cattolica in questo angolo di Svizzera. Dopo la Riforma protestante nel 1528 la convivenza tra cattolici e protestanti non era così semplice.
La città diventò protestante ma l’abbazia e la cattedrale rimanevano fortemente cattoliche. Fu così deciso di costruire un muro che circondava il complesso abbaziale per separare gli uni e gli altri. All’esterno fu edificata la chiesa protestante e, narra la storia che il clero cattolico per impedire o almeno ostacolare i protestanti dall’andare alla loro funzione, offrisse gratuitamente alla popolazione vino e birra.
Il tesoro più grande di San Gallo è la Stiftsbibliothek, la biblioteca settecentesca, un tempio della conoscenza, anzi la “Farmacia dell’anima” come cita l’iscrizione in greco sul portale d’ingresso. Uno scrigno maestoso che ispira silenzio e riverenza per un patrimonio che raccoglie qualcosa come 170mila libri e oltre 2’000 manoscritti preziosissimi.
Un addetto “armato” di strofinaccio e detergente passa continuamente a pulire i vetri delle bacheche in legno e vetro che proteggono tesori di inestimabile valore culturale. Qui studiò per alcuni mesi Umberto Eco chino su una mappa dettagliata dell’area abbaziale perfetta; un esempio unico di pianta architettonica di età medievale disegnata su pergamena (info: www.stiftsbibliothek.ch).
Una volta vista l’abbazia, superate la grande piazza e avvicinatevi alle vecchie mura cittadine dove si apre un’antica porta che, si dice, fu attraversata per primo da San Carlo Borromeo. Qui sentirete delle voci, sono quelle dei detenuti che parlano tra loro nel piccolo carcere di custodia cautelare addossato alle mura.
Superata la porta, l’antico incontra il nuovo in questa vitale città: l’architetto spagnolo Calatrava ha lasciato il segno con la sua sinuosa opera. Un occhio o una conchiglia, come vi ispira di più, con un tetto che si apre e si chiude costituendo l’ingresso al centro espositivo sottostante l’area abbaziale.
San Gallo e l’orso
In città vedrete tanti orsetti. Non sono in carne e ossa come quelli di Berna, (tra l’altro l’orso di San Gallo differisce da quello della capitale federale perché ha un collare dorato al collo, simbolo di fedeltà nei confronti dell’imperatore germanico) ma sono scolpiti nei bassorilievi della cattedrale, dipinti sulle pareti dei palazzi e nel gonfalone della città.
Fu proprio Gallo, il missionario irlandese che nel VII secolo scese fin qui, superando montagne e foreste con la forza del messaggio evangelico, a legare il nome della città all’orso. Diverse sono le leggende sorte attorno alla figura del monaco pellegrino: avrebbe liberato la zampa di un orso da una spina e questi per gratitudine lo avrebbe aiutato a costruire una capanna, da cui ebbe origine l’area abbaziale odierna.
Legato al santo c’è la Gallusglocke, una campana scura e cilindrica appesa alla parete nei pressi dell’abside della Cattedrale, sulla destra. Risale sicuramente al tempo di San Gallo ed è la più antica campana rinvenuta in Svizzera. Una volta nella bella cattedrale barocca, date uno sguardo all’acquasantiera che si trova proprio all’ingresso che, curiosamente non è in fondo alla navata ma di lato, quasi nel transetto. È una conca in metallo lucido che riflette gli affreschi del soffitto con un effetto veramente molto particolare.
La piazza rossa è anche qui
Ci passerete senz’altro e vi ritroverete catapultati in una specie di salotto tutto rosso e a cielo aperto. È la Stadtlounge, una “lounge” ricreata nel quartiere degli affari attorno a Reiffeisenplatz. Una creazione del 2005 firmata dell’artista Pipilotti Rist e dell’architetto Carlos Martínez.
Il pavimento rosso in Tartan, il granulato di gomma utilizzato per le piste di atletica, riveste la piazzetta e le vie che si dipanano da essa. Ci sono poltrone, sofà, tavolini, tutti rossi, e delle grosse lampade a nuvola. E poi una Porsche con tanto di multa sul tergiscristallo!
La leggenda metropolitana vuole che sia stata parcheggiata in sosta vietata, nessuno è venuta a reclamarla e così sarebbe stata ricoperta da una colata di gomma rossa per punizione. Scherzi a parte, nel salotto urbano di San Gallo la gente viene per rilassarsi. Gruppetti di ragazzi ascoltano musica, altri giocano a carte. Un luogo surreale che invita alla convivialità.
San Gallo dall’alto gustando uno speciale Bratwurst
Non si può lasciare San Gallo senza aver assaggiato uno dei suoi pezzi forti: il mitico Bratwurst, il salsicciotto bianco, fatto di carne di vitello e suino con l’aggiunta di un po’ di latte. Squisito! Di lui si ha memoria sin dal XV secolo. In genere si accompagna al Rösti di patate. Noi lo abbiamo mangiato semplicemente con una fetta di buonissimo pane di segale e assolutamente senza salse. I sangallesi non vi perdonerebbero l’affronto. La salsiccia è talmente buona e saporita che senape, ketchup, o salsine varie sarebbero un inutile orpello.
Siamo arrivati a San Gallo di domenica senza speranza di trovare un chiosco o un macellaio aperto che ci vendesse la storica salsiccia e così, dietro consiglio della nostra guida, abbiamo fatto un piacevole pellegrinaggio gastronomico che ci ha portato a esplorare un angolo inedito della città!
Dovete sapere che San Gallo è incorniciata da verdi colline in cui pascolano le mucche. Colline da “scalare” con piacevole passeggiate che dalla città vecchia portano in alto. Per i più pigri c’è anche una funicolare, la Muhleggbahn che in 5 minuti agevola la salita. Dalla stazione a monte, una breve scalinata conduce a un piacevole sentiero pianeggiante, il Dreilindenweg, una via sterrata che passa da tre laghetti ed è frequentata da sportivi e famiglie.
In fondo abbiamo trovato il ristorante che ci ha rifornito di uno squisito Bratwurst d’asporto. La nostra richiesta di poterlo portare via li ha un po’ spiazzati perché normalmente la gente si siede, a mangiarlo con la famosa insalata di patate come contorno. Gentilmente ci hanno accontentato con mille scuse perché non avevano posate di plastica o un piattino. Andare via con il sapido salsicciotto avvolto in un po’ di foglio di alluminio (a proposito, lo sapevate che è un’invenzione svizzera?) e un pezzo di pane è stato l’aperitivo migliore in attesa della cena.
Da quel punto la vista abbraccia la città con la Cattedrale a fare da riferimento visivo. A est ecco una leggera foschia… è il lago blu di Costanza, che si staglia in lontananza nella sua ampiezza. Salite qui di mattina per fare delle belle foto. Avrete il sole alle spalle e la luce renderà il paesaggio ancora più bello.
Info turistiche: www.st.gallen-bodensee.ch
RINGRAZIAMENTI
Per realizzare questo servizio abbiamo avuto il sostegno di:
- Swiss Travel System (swisstravelsystem.com) che ci ha messo a disposizione lo Swiss Pass, la tessera di libera circolazione su tutti i mezzi di trasporto elvetici;
- Bodensee Turismo (www.bodensee.eu/it) e Abc Pr Consulting (www.abc-prc.com) che hanno organizzato il viaggio e il programma di visite;
- Sorell Hotel City Wissenstein (www.sorellhotels.com) che ci ha ospitato.
A queste istituzioni e alle persone che ci lavorano il nostro grazie di cuore.