“Revoir Renoir”, rivedere Renoir, è il titolo della mostra aperta per la stagione estiva e autunnale, fino al 23 novembre, alla Fondazione Gianadda di Martigny. Daniel Marchesseau, Conservateur général honoraire du Patrimoine, è curatore della retrospettiva storica che conta più di cento opere di uno dei grandi classici dell’impressionismo francese. A Martigny si ritrovano opere concesse in prestito da molte collezioni svizzere, di Ginevra, Basilea, Berna, Losanna e Zurigo, ma per l’occasione sono giunti anche lavori da parecchi altri musei internazionali: il Pushkin di Mosca, il museo di San Paolo del Brasile, la raccolta del Thyssen-Bornemisza di Madrid e ancora il Palazzo del Principe di Monaco, il Musée d’Orsay di Parigi. Pierre-Auguste Renoir non è certo sconosciuto al grande pubblico: la mostra di Martigny lo propone però da una prospettiva diversa, quella dei ritratti e della rappresentazione del femminile, e annuncia opere che finora sono state esposte di rado nelle rassegne dedicate.
Pittore di paesaggi e volti
Di Renoir siamo abituati a vedere paesaggi e ambienti pieni di luce: è uno dei temi chiave dell’impressionismo, quello che, ai suoi albori di fine Ottocento, era un termine dispregiativo per definire un movimento artistico poco accademico – “impressionante”, giudicarono i benpensanti – , e oggi è invece sinonimo quasi certo di code alla biglietteria. Renoir, però, era e resta un pittore di paesaggi, un osservatore dei volti e delle persone, un artista sensibile alla grazia della natura. Fu anche scultore: in mostra a Martigny sono esposte due opere monumentali poco note, la Vénus Victrix, del Petit Palais di Parigi e La grande laveuse accroupie, di proprietà della Fondazione. È un’ulteriore occasione per ritrovare il Renoir cantore della bellezza femminile.
Diciamolo, infine, rivedere Renoir fa sempre piacere.
(Claudia Silivestro)