Il 1° agosto si celebra la Festa Nazionale svizzera che ricorda il famoso giuramento di alleanza fra Uri, Schwyz e Unterwalden stipulato nel 1291 al Grütli, un praticello di circa 5 ettari che si affaccia sulle rive del Lago dei Quattro Cantoni a Seelisberg, in Canton Uri. Nella Confederazione viene tradizionalmente festeggiato sul posto con un grande raduno e alla sera si accendono grandi falò in campagna e si sparano fuochi d’artificio nelle città.
I fuochi d’artificio del 1° agosto a Basilea [Foto: @Clickphoto Switzerland su Pixabay]Questo patto costituisce convenzionalmente la nascita del primo nucleo della Confederazione. Ma c’è un antefatto curioso che lega l’Italia alla Svizzera.
Se i tre cantoni hanno potuto creare un abbozzo di unione lo devono a una grande autonomia che era stata loro concessa dall’Imperatore Federico II di Svevia, secondo la quale nel governo delle loro terre erano affrancati da qualsiasi altra autorità, escluso l’imperatore stesso.
Federico II Imperatore del Sacro Romano Impero [Foto: da Internet]Eravamo nell’estate del 1240 e l’imperatore nei suoi continui contrasti con papa Gregorio IX (che, tra l’altro lo aveva scomunicato l’anno precedente) era sceso in Italia con un grande esercito già dal 1237 per ristabilire la sua autorità. Nel corso della campagna arrivò anche a Faenza, città guelfa, che gli si oppose tenacemente bloccandone la marcia e costringendolo a un lungo assedio. Il tempo passava e le risorse si assottigliavano. Specialmente quelle finanziarie. Una parte importante dell’esercito imperiale era costituito da mercenari, guarda caso provenienti dalla Svizzera, in particolare dai nostri tre famosi cantoni. Costoro volevano (giustamente) essere pagati e lo minacciarono di abbandonarlo sui due piedi.
I mercenari svizzeri rappresentati in un affresco di Ferdinand Hodler conservato al Museo Nazionale Svizzero di Zurigo [Foto: da Internet]Ovviamente Federico II non poteva permettersi una tale figuraccia che avrebbe compromesso il suo prestigio oltre che l’esito della campagna militare e si arrivò così a un accordo. In compenso della loro fedeltà e delle loro prestazioni, l’imperatore avrebbe concesso un’indipendenza di fatto ai tre territori liberandoli dalle vessazioni dei Conti d’Asburgo che erano i loro nemici storici. Il documento che attestava questo patto è la famosa Lettera di Faenza, perché fu scritto nelle immediate vicinanze della città. Si pensa che il giurista che la redasse fu quel Pier delle Vigne ricordato da Dante nella Divina Commedia. Oggi la lettera è conservata gelosamente nel Museo dei Patti Federali [www.bundesbrief.ch] a Schwyz insieme ad altri importanti documenti storici.
Il Museo dei Patti Federali a Schwyz [Foto: MySwitzerland.com]Il risultato del patto mise d’accordo tutti o quasi. Gli svizzeri ebbero la loro autonomia e Federico costrinse alla resa Faenza il 12 aprile 1241, dopo sette mesi e mezzo di battaglie. Unica scontenta, ovviamente, la città romagnola.
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