Ormai ci stiamo avvicinando alla fine di questa meravigliosa avventura che ci ha portato in Canton Grigioni seguendo due linee della Ferrovia Retica. Ma prima di lasciare l’Engadina ci rimangono ancora due scoperte.
Il castello Planta-Wildenberg costruito attorno al 1280 [Foto: Wikiwand] Piuttosto stanchi torniamo in albergo che si presenta molto semplice e Svizzy (che, non dimentichiamo, ha un aristocratico pedigree lungo così) inizialmente storce un po’ il naso. Invece l’esperienza all’Hotel a la Staziun si rivelerà molto gradevole e interessante. Già la storia del proprietario è curiosa: Hagen Dix è un tedesco di Berlino capitato da queste parti che ha rilevato l’albergo, poi tutti sono estremamente gentili, si mangia bene e anche la colazione è abbondante. Nella zona d’estate, lavorano parecchie imprese che si occupano di costruzioni o di manutenzione degli impianti e una buona parte dei tecnici sono italiani e molti alloggiano per lunghi periodi proprio in questo albergo. A cena, visto che si mangia su grandi tavolate, abbiamo fatto la conoscenza con alcuni di loro che ci hanno raccontato le loro storie interessanti.
L’Hotel A la Staziun, semplice ma, obiettivamente, uno dei posti più simpatici dove abbiamo mai pernottato [Foto: da Internet]Dopo una notte tranquilla, inizia l’ultimo giorno. Un lungo giorno che ci riporterà direttamente a Roma. Di buon mattino riprendiamo l’Autopostale. Prima di tornare in Italia ci aspetta ancora una chicca. Percorriamo la strada che supera il Passo del Forno ed entra in Val Müstair. Siamo nell’estremo angolo sudorientale della Svizzera, a cavallo tra la Valtellina lombarda e la Val Venosta altoatesina. La valle è aperta e soleggiata e anche la strada è molto tranquilla, da capolinea a capolinea si affrontano solo cinque tornanti e anche un pancino delicato come quello di Svizzy non ha avuto alcun problema.
Il complesso del monastero di San Giovanni [Foto: muestair.ch]Il secondo patrimonio è storico culturale: il monastero di San Giovanni (o Claustra Son Jon in romancio), 1’200 anni di storia che giunge ai giorni nostri a partire dai tempi di Carlo Magno il fondatore omaggiato con una statua di stucco nella navata. Un monastero sede vescovile ma anche roccaforte contro le incursioni dei saraceni e dei magiari, semi distrutto e ricostruito, continuamente ingrandito e rimaneggiato ma sempre presidiato dalle monache benedettine.
Siamo stati accolti dalla nostra guida con uno squillante “Allegra” (il saluto in lingua romancia). Per motivi di tempo siamo stati inseriti in un gruppo per la visita guidata in tedesco ma fortunatamente Svizzy è madrelingua di Zermatt ed è riuscito a raccontarmi almeno il senso generale della spiegazione.
Dal monastero di San Giovanni al confine con l’Italia ci sarà forse un chilometro. Salutiamo il Canton Grigioni, la Val Poschiavo, il Trenino Rosso, l’Engadina, il Parco Nazionale e rimaniamo con il desiderio di tornare in Val Müstair, questa volta per dedicarle un reportage ad hoc. Svizzy e io abbiamo visto luoghi meravigliosi, conosciuto gente molto simpatica e interessante, ascoltato storie di tempi antichi e viaggiato sempre comodamente con i mezzi pubblici; i treni della Ferrovia Retica e i pullman dell’Autopostale che offrono un servizio eccezionale e capillare.