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Home Grigioni (Graubunden/Gritschun, GR)

Allegra! Natura e cultura per finire in bellezza

L'ultima tappa del nostro viaggio ci porta nel Parco Nazionale e in un monastero

by SvizzerAmo
20/10/2021
in Grigioni (Graubunden/Gritschun, GR), Reportage
7 min read
Allegra! Natura e cultura per finire in bellezza

[Foto: ©SvizzerAmo]

Ormai ci stiamo avvicinando alla fine di questa meravigliosa avventura che ci ha portato in Canton Grigioni seguendo due linee della Ferrovia Retica. Ma prima di lasciare l’Engadina ci rimangono ancora due scoperte.

Sulla Linea dell’Engadina della Ferrovia Retica è tutto un viavai [Foto: ©SvizzerAmo]
Quattro passi e raggiungiamo la stazione. Saliamo per l’ultima volta sul trenino rosso e partiamo. Ripercorriamo per un tratto il tragitto dell’andata, un ultimo saluto in lontananza a Scuol con le sue terme e a Tarasp con il suo castello e in mezz’oretta di treno raggiungiamo Zernez, l’ultima tappa del nostro viaggio. Il paese si trova proprio nel punto dove confluiscono la Bassa Engadina, in direzione nord-est fino all’Austria; l’Alta Engadina, in direzione sud-ovest fino a St. Moritz e la Val da Spöl, in direzione est-ovest, fino al Passo del Forno.

Svizzy ha avuto il privilegio di entrare nel Parco Nazionale svizzero [Foto: ©SvizzerAmo]
Zernez è famosa per essere la “capitale” del Parco Nazionale Svizzero, creato nel 1914 (di lunga il più antico delle Alpi), l’unico della Confederazione. Il Parco è zona strettamente protetta, al suo interno è vietato fare tutto: non possono entrare animali (per Svizzy è stata fatta un’eccezione!), non si possono lasciare i sentieri segnalati – ce ne sono oltre 100 chilometri di di diverse lunghezze e difficoltà- non si può campeggiare, bivaccare e si può sostare per riposarsi e rifocillarsi solamente in aree segnalate e recintate.

All’ingresso del Parco Nazionale svizzero sono elencate chiaramente le norme da rispettare scrupolosamente [Foto: ©SvizzerAmo]
Attenzione che, ovviamente, sul percorso non ci sono punti di sosta, per cui è meglio essere sempre forniti di acqua e di qualcosa per rifocillarsi. Insomma, l’unica cosa consentita è il camminare. Ma camminare tra le conifere, nel silenzio rotto solamente dal ritmico toc-toc dei bastoncini che accompagna il passo è un piacere fisico, mentale e spirituale.

Eccoci in marcia sul sentiero verso Alp Grimmels [Foto: ©SvizzerAmo]
Fisico, perché si cammina quasi sempre all’interno del bosco, con i suoi profumi e i suoi colori. Una fatica sana. Inutile perché non si va da nessuna parte e, proprio per questo, preziosa perché si dispone del proprio tempo così come si vuole; finalmente si fa qualcosa per il proprio piacere e non perché si deve. Mentale, perché la testa è vuota. L’unico pensiero è quello di stare attento a dove si mettono i piedi e ogni tanto fermarsi, prendere un bel respiro e godere dello splendido ambiente. Spirituale, perché se uno ha un ideale religioso (qualunque esso sia), vivendo questi posti non può non sentirsi più vicino a Colui che ha creato tutto questo.

Camminare in un ambiente come questo è un piacere immenso [Foto: ©SvizzerAmo]
Appena arrivati a Zernez abbiamo lasciato giù i bagagli al nostro alloggio, l’albergo A la Staziun che, come dice il nome si trova a 30 secondi di strada dai binari. Altri 30 secondi e siamo alla fermata della a B811 dell’Autopostale che collega Zernez a Malles, in Alto Adige. Un anticipo della strada che faremo per tornare a casa, questa volta è solamente un breve tragitto di una ventina di minuti fino alla fermata di Champlönch P1, dove P1 sta per 1° posteggio, infatti per coloro che arrivano con i mezzi propri sono a disposizione dieci posteggi ufficiali in corrispondenza con gli accessi al Parco, sei dei quali raggiungibili con il pullman.

Dal posteggio del Champlönch (nascosto dietro la curva) comincia a salire il sentiero verso l’Alp Grimmels. Per un tratto costeggia la strada cantonale e il torrente Ova Spin. Sullo sfondo si intravvede Zernez [Foto: ©SvizzerAmo]
La destinazione è l’Alp Grimmels che si raggiunge seguendo un percorso circolare di circa sei chilometri di lunghezza totale. Gli svizzeri lo classificano come sentiero di media difficoltà da percorrere in un’ora e tre quarti. Anche calcolando una breve deviazione verso il Passo del Forno e una ventina di minuti di sosta per mangiare due uova sode prudente “preda bellica” della colazione del mattino e di bere un po’ d’acqua. Svizzy ed io di ore ne abbiamo impiegate quasi quattro e le nostre gambe avrebbero qualcosa da obiettare a proposito della presunta “media difficoltà“!

La tanto agognata Alp Grimmels. Si può sostare solamente all’interno dei picchetti piantati sul terreno [Foto: ©SvizzerAmo]
Con le ultime forze, scendiamo dal pullman nel centro del paese dove c’è il Centro Visitatori del Parco Nazionale Svizzero, un’originale costruzione monolitica opera dell’architetto grigionese Valerio Olgiati che ospita in quattro ambienti l’esposizione permanente che racconta la flora, la fauna la biodiversità e la storia del parco; ci sono anche l’infoteca, il negozio e l’ufficio turistico di Zernez. E a proposito di turismo, da vedere, nel centro ci sono alcune belle case decorate, la chiesa riformata seicentesca e il castello Planta-Wildenberg che è anche la sede del Parco Nazionale.

Il castello Planta-Wildenberg costruito attorno al 1280 [Foto: Wikiwand]
Piuttosto stanchi torniamo in albergo che si presenta molto semplice e Svizzy (che, non dimentichiamo, ha un aristocratico pedigree lungo così) inizialmente storce un po’ il naso. Invece l’esperienza all’Hotel a la Staziun si rivelerà molto gradevole e interessante. Già la storia del proprietario è curiosa: Hagen Dix è un tedesco di Berlino capitato da queste parti che ha rilevato l’albergo, poi tutti sono estremamente gentili, si mangia bene e anche la colazione è abbondante. Nella zona d’estate, lavorano parecchie imprese che si occupano di costruzioni o di manutenzione degli impianti e una buona parte dei tecnici sono italiani e molti alloggiano per lunghi periodi proprio in questo albergo. A cena, visto che si mangia su grandi tavolate, abbiamo fatto la conoscenza con alcuni di loro che ci hanno raccontato le loro storie interessanti.

L’Hotel A la Staziun, semplice ma, obiettivamente, uno dei posti più simpatici dove abbiamo mai pernottato [Foto: da Internet]
Dopo una notte tranquilla, inizia l’ultimo giorno. Un lungo giorno che ci riporterà direttamente a Roma. Di buon mattino riprendiamo l’Autopostale. Prima di tornare in Italia ci aspetta ancora una chicca. Percorriamo la strada che supera il Passo del Forno ed entra in Val Müstair. Siamo nell’estremo angolo sudorientale della Svizzera, a cavallo tra la Valtellina lombarda e la Val Venosta altoatesina. La valle è aperta e soleggiata e anche la strada è molto tranquilla, da capolinea a capolinea si affrontano solo cinque tornanti e anche un pancino delicato come quello di Svizzy non ha avuto alcun problema.

Dall’alto dell’Alp Grimmels si vede sullo sfondo il Passo del Forno, siamo nella Biosfera della Val Müstair [Foto: ©SvizzerAmo]
In pochi chilometri incontriamo ben due patrimoni dell’umanità Unesco. Il primo è naturalistico: la Biosfera (condivisa con l’Engadina), riconosciuta dall’ONU per il suo equilibrio tra conservazione della natura e attività umane nel quale il turismo e lo sfruttamento delle foreste rimangono sempre dentro i confini della sostenibilità e l’80% delle aziende agricole è biologica.

Il complesso del monastero di San Giovanni [Foto: muestair.ch]
Il secondo patrimonio è storico culturale: il monastero di San Giovanni (o Claustra Son Jon in romancio), 1’200 anni di storia che giunge ai giorni nostri a partire dai tempi di Carlo Magno il fondatore omaggiato con una statua di stucco nella navata. Un monastero sede vescovile ma anche roccaforte contro le incursioni dei saraceni e dei magiari, semi distrutto e ricostruito, continuamente ingrandito e rimaneggiato ma sempre presidiato dalle monache benedettine.

Siamo stati accolti dalla nostra guida con uno squillante “Allegra” (il saluto in lingua romancia). Per motivi di tempo siamo stati inseriti in un gruppo per la visita guidata in tedesco ma fortunatamente Svizzy è madrelingua di Zermatt ed è riuscito a raccontarmi almeno il senso generale della spiegazione.

Gli affreschi sull’abside rappresentano il martirio di Stefano [Foto: ©SvizzerAmo]
La visita inizia dalla chiesa e siamo rimasti incantati dalla bellezza e dalla potenza del ciclo di coloratissimi affreschi altomedioevali, una sequenza disposta su sei ordini che decorano tutti i muri dal pavimento al soffitto. Sono le storie dell’Antico e del Nuovo Testamento raccontate a cicli, come una moderna Grafic Novel, realizzate in modo che chiunque potesse capire le Scritture. Questi affreschi sono i meglio conservati al mondo del loro genere e per questo premiati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura.

Nel museo sono esposte opere di arte sacra legate al monastero [Foto: ©SvizzerAmo]
Un portoncino sul fondo della chiesa conduce al museo. Quello che non riescono a esprimere le parole lo può la visita. Rimane un senso di stupore; l’architettura in fondo è molto semplice come ci si aspetta in un monastero ma l’organizzazione degli spazi è perfetta.

Il cosiddetto “Paradiso”, il giardino interno. È chiamato così perché nella simbologia cristiana richiama il giardino dell’Eden [Foto: ©SvizzerAmo]
Come dicevamo, questi luoghi sono un crocevia e, pertanto, in un certo senso, sono stati in “balìa” della storia e pertanto nei secoli sono state fatte tante modifiche e ingrandimenti. Una di queste, tra le prime, è la Torre Planta costruita poco prima dell’anno 1’000 come abitazione e rifugio del vescovo, distrutta da un incendio nel 1499 e ricostruita e inglobata nel convento.

Una volta la badessa era l’unica ad avere una stanza privata [Foto: ©SvizzerAmo]
Mentre attraversavamo la Val Müstair in Autopostale siamo passati attraverso i numerosi borghi che sono stati unificati a costituire l’unico comune della valle. Purtroppo i tempi tiratissimi per visitare il monastero e prendere le varie coincidenze per Malles-Merano-Bolzano-Roma ci hanno impedito di fermarci. Dal grande finestrino del comodissimo pullman giallo siamo riusciti a farci una prima impressione. Abbiamo visto grandi spazi che, d’estate attirano gli appassionati di mountain bike e del trekking e, d’inverno, diventano uno dei comprensori più gettonati per lo sci di fondo, le ciaspole e il trekking invernale.

Il paesaggio della Val Müstair è molto aperto e soleggiato [Foto: ©SvizzerAmo]
Siamo passati tra pascoli e boschi in mezzo a borghi come Fuldera con le sue case decorate, antiche o moderne che siano, minuscolo ma sede della Chastè da Cultura, dove si tengono esposizioni e manifestazioni. A Valchava c’è anche un vero museo della cultura, la Chasa Jaura, che racconta la vita in valle dai tempi antichi. Santa Maria è la “Capitale” di Val Müstair e si trova proprio dove la strada cantonale che va verso l’Engadina si unisce alla strada che scende dallo Stelvio, un luogo strategicamente importante durante la Prima Guerra Mondiale che ha solo sfiorato militarmente la valle ma che ha lasciato forti ricordi conservati nel Museo 14/18.

Dal monastero di San Giovanni al confine con l’Italia ci sarà forse un chilometro. Salutiamo il Canton Grigioni, la Val Poschiavo, il Trenino Rosso, l’Engadina, il Parco Nazionale e rimaniamo con il desiderio di tornare in Val Müstair, questa volta per dedicarle un reportage ad hoc. Svizzy e io abbiamo visto luoghi meravigliosi, conosciuto gente molto simpatica e interessante, ascoltato storie di tempi antichi e viaggiato sempre comodamente con i mezzi pubblici; i treni della Ferrovia Retica e i pullman dell’Autopostale che offrono un servizio eccezionale e capillare.

L’Autopostale che in 25 minuti ci ha riportato in Italia fino alla stazione di Malles da dove parte il treno per Merano-Bolzano [Foto: ©SvizzerAmo]
Non è un addio, è un arrivederci a presto!

Info

 

Ferrovia Retica: www.rhb.ch

Hotel A la Staziun: www.hotelstaziun.ch

Parco Nazionale svizzero: www.nationalpark.ch

Autopostale: www.postauto.ch

Monastero di San Giovanni: www.muestair.ch

Chasa Jaura: www.chasajaura.ch

Museum 14/18: www.stelvio-umbrail.ch

Turismo svizzero: www.myswitzerland.com

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Tags: ArteCarlo MagnocastelloculturaMonasteroNaturaParcoParco Nazionale

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