Dopo le legioni romane, i pellegrini, i mercanti e gli eserciti napoleonico e austriaco, anche Svizzy ha deciso di percorrere la Via Spluga, l’antica strada che da Chiavenna, in provincia di Sondrio, valica il passo e termina a Thusis, in Canton Grigioni. 65 chilometri ricchi di storia e di fascino.
Dove è passata la storia
Per secoli, fino alla seconda metà dell’800, il Passo dello Spluga (in tedesco: Splügenpass) fu il collegamento più diretto e rapido – anche se non il più facile – tra la Pianura Padana e la Svizzera, e oltre fino al Lago di Costanza e alla Germania. Poi fu soppiantato da altre vie, come il Gottardo o il San Bernardino e oggi mantiene una grande importanza solo per il traffico locale nei mesi di apertura della strada – da maggio a ottobre – e per il turismo soprattutto, di coloro che amano il trekking o la bicicletta.
Svizzy ha percorso l’itinerario in direzione sud-nord, dall’Italia alla Svizzera e il punto di partenza è stato Chiavenna. Questa cittadina, capoluogo della valle omonima ha origini molto antiche che risalgono addirittura ai romani. Eravamo abituati a considerare la Valchiavenna come una laterale della ben più celebre Valtellina, senza invece considerare che, per quasi due millenni, è stata una via di commercio importante (e di conseguenza anche la città capoluogo) percorsa da ben due strade: la via Regina, che conduceva al porto fluviale di Cremona costeggiando la sponda occidentale del Lago di Como, e la via Spluga che partiva da Mediolanum (Milano) e arrivava nella Rezia. Entrambe le strade esistono tuttora con lo stesso tracciato e lo stesso nome: la prima è la Statale 340, la seconda, nel tratto italiano, è la Statale 36.
E a Chiavenna giunge anche la strada che viene da St. Moritz passando per il passo del Maloggia. Questo è il percorso che abbiamo fatto prendendo l’Autopostale di linea proprio di fronte alla stazione della celebre località grigionese.
Abbiamo impiegato circa un’ora e mezza, passando dallo splendido altopiano dell’Engadina con i suoi quattro laghi, per poi scendere precipitosamente lungo il Maloggia, una strada che precipita letteralmente con brevi tratti rettilinei e tornanti strettissimi e nervosi (che a Svizzy sono sembrati infiniti) affrontati “allegramente” dall’espertissimo autista. Per fortuna del nostro stomaco la discesa è breve, poi il tratto finale sul fondo della Val Bregaglia da Casaccia a Chiavenna è tutto dritto e pianeggiante e ci siamo un po’ ripresi.
Arrivati a Chiavenna di primo pomeriggio, il tempo di lasciare i bagagli in albergo e abbiamo ripreso lo stesso Autopostale, in senso inverso per andare a Piuro, un percorso di pochi minuti, a visitare uno dei tesori della zona: il Palazzo Vertemate Franchi. Nessuno si aspetterebbe di trovare un palazzo del ‘500 riccamente affrescato con i soffitti in legno intagliato, sperduto, un po’ all’interno a mezza costa e infatti tutti i componenti del gruppo (l’accesso al palazzo è solo con visite guidate) sono rimasti incantati. Svizzy compreso.
A Piuro ci sono anche le famose Cascate dell’Acquafraggia dove l’acqua precipita da un’altezza di oltre 170 metri qui c’è un sentiero ben segnalato che permette di raggiungere diversi punti panoramici.
Ci eravamo passati davanti venendo con l’Autopostale. Per tornare in città, avendo poco tempo a disposizione e tanto da vedere, abbiamo ripreso l’autobus ma in alternativa, una pista ciclopedonale conduce al centro costeggiando il fiume Mera.
Chiavenna è una bella sorpresa
Nei secoli sono cambiati i dominatori, romani, franchi, comaschi, milanesi, grigionesi, francesi, austriaci… ma non la posizione strategica e, di conseguenza, anche una certa agiatezza economica che si rivela passeggiando nel nucleo antico con le sue strade acciottolate.
Lo testimoniano il Palazzo pretorio, un edificio risalente al 500, o forse ancora prima, se fosse stato risparmiato dall’incendio del 1486 appiccato dai Grigioni, con le pareti affrescate con stemmi, iscrizioni e lapidi che ricordano i vari Commissari Grigioni che hanno qui amministrato la giustizia;
oppure lo splendido Palazzo Pestalozzi, rinascimentale (una delle Dimore Storiche Italiane), che si affaccia sulla piazza omonima con la fontana e la colonna in granito che ricorda l’albero della libertà eretto nel 1797 all’avvento della napoleonica Repubblica Cisalpina; o ancora Piazza Castello, che ospita il neoclassico Palazzo Salis (purtroppo, è proprietà privata e non è visitabile) e, come ricorda la toponomastica, il castello trecentesco dei Conti Balbiani. Proprio dietro l’edificio si estende il Parco delle Marmitte dei Giganti un’area naturale dove l’erosione glaciale ha creato delle profonde cavità rocciose, un percorso di circa 4 chilometri permette di esplorarlo.
Passeggiando siamo arrivati sulla Mera dove abbiamo scoperto i Mulini di Bottonera risalenti al XVII secolo Oggi sono un esempio di archeologia industriale, sono stati restaurati e trasformati in un museo. Ai tempi del Ducato di Milano, il fiume era anche la protezione naturale e lungo il suo corso erano state costruite le mura difensive, trasformate poi nel tempo in abitazioni, è uno degli scorci più belli e fotografati della cittadina, specialmente alla sera con le luci.
Ma quello che vale da solo il viaggio a Chiavenna, è un oggetto, conservato nel museo della Collegiata di San Lorenzo, una chiesa risalente al IX secolo con un alto campanile romanico e la fonte battesimale in marmo del XII secolo. Si tratta della famosa Pace che è il piatto anteriore della legatura di un evangeliario, un capolavoro dell’arte orafa medievale, opera dell’XI secolo che si pensa provenga dalla cattedrale di Santa Maria Theothokos, l’antesignana dell’odierno Duomo di Milano.
Il nome Pace deriva dal fatto che veniva offerto al bacio dei fedeli al momento dello scambio del segno di pace. Al centro della tavola campeggia una preziosa croce gemmata con attorno dei riquadri a smalto, dischi filigranati con pietre preziose e perle disposte a croce, simboli dei quattro evangelisti e smalti istoriati: in alto Cristo che scende dal cielo per farsi uomo, a sinistra e a destra l’Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata, in basso la Visitazione. È talmente bello che non ci si stanca mai di ammirarlo e, infatti siamo rimasti a lungo dentro il museo.
Sapori retici
C’è un filo rosso che collega il Canton Ticino, la Valchiavenna e la Valtellina: il crotto. Originariamente erano grotte naturali utilizzate come cantine e luoghi di affinatura di salumi e formaggi, nel tempo si sono evolute, prima in osterie, e qualcuno persino in ristoranti dove Svizzy ne ha approfittato per gustare le specialità locali. In Valchiavenna la più particolare è il Violino, un salume prodotto con la coscia e la spalla della capra salata e stagionata proprio nei crotti con umidità e ventilazione ideale adatte alla stagionatura che deve durare da tre a sei mesi, Il violino deve il suo nome alla forma e al fatto che per affettarlo lo si tiene sulla spalla e il coltello è maneggiato come se fosse l’archetto.
La cucina della Valchiavenna è molto simile a quella valtellinese. Simile ma non uguale. Per esempio, la Bresaola si distingue da quella salume valtellinese per il processo di produzione che richiede un taglio bovino particolare insaporito con pepe, bacche di ginepro, foglie di alloro, noce moscata, cannella e aglio e lavorato con budello naturale che donano un gusto leggermente affumicato.
Anche i Pizzoccheri sono diversi. In Valtellina sono delle tagliatelle di grano saraceno di colore scuro, in Valchiavenna sono dei gnocchetti di farina bianca. In comune, hanno il condimento con formaggio e burro in abbondanza, aglio, salvia e pepe.
Chiavenna in festa
Nei due fine settimana 7-8 e 14-15 settembre 2024 si terrà al 64esima edizione della Sagra dei Crotti dove saranno offerte le pietanze tipiche come la polenta taragna (polenta di mais e grano saraceno condita con formaggio fuso e burro) o il rustiment (un tortino a base di polenta, fagiolini, patate e formaggio) e gli immancabili dolci, preparate con i prodotti locali e abbinate ai vini di Valtellina.
La formula della Sagra è molto accattivante: per l’occasione si aprono sette crotti privati, grazie alla disponibilità dei volontari delle associazioni locali e sono organizzati dieci percorsi mirati, Andèm a Cròt . Ci sono diverse opzioni tra cui scegliere: trekking, passeggiate, pedalate in e-bike a Chiavenna e nei dintorni, una volta deciso cosa fare si prenota per il giorno e per l’ora desiderata. Quest’anno è stato aggiunto Crotteggiando, un itinerario in otto tappe, dal sito archeologico di Belfort a Piuro, al Crotto Mainente di Chiavenna, passando per Palazzo Vertemate Franchi. I posti sono limitati.
Inoltre è previsto un vasto programma di contorno, con concerti, dj set, sfilate di bande musicali e si potranno visitare il Crotto delle Eccellenze e le mostre allestite in città. È stato allestito anche un programma dedicato ai bambini.
Sul sito internet (vedi nelle Info) si possono trovare i recapiti per prenotare un tavolo nei sette crotti privati oppure acquistare il biglietto per gli itinerari dei percorsi preferiti. Le prenotazioni si effettuano solo online e sono disponibili fino alla mezzanotte del giorno prima dell’evento. Vista l’elevata richiesta di partecipazioni all’evento e considerando che i posti sono limitati, è consigliato prenotare per tempo, se si raggiunge il numero massimo di posti disponibili la prevendita chiude e anche sul posto non sarà possibile acquistare i buoni.
Info
Consorzio Turistico Valchiavenna: www.valchiavenna.com
Val Bregaglia: www.bregaglia.ch
Palazzo Vertemate Franchi: www.palazzovertemate.it
Sagra dei crotti: www.sagradeicrotti.it
Autopostale: www.autopostale.ch
Svizzera Turismo: www.myswitzerland.it
Ringraziamenti:
Per la realizzazione di questo reportage SvizzerAmo ringrazia:
- Consorzio Turistico Valchiavenna, Chiavenna (SO)
- Svizzera Turismo, Roma
- Swiss Travel System, Zurigo (CH)
- Viamala Tourism, Thusis (CH)