Diversamente dalla maggior parte delle città svizzere, la stazione di Neuchâtel non è in pieno centro, si trova invece in alto e domina la parte vecchia che si vede adagiata sulla sponda occidentale del vasto lago che prende il suo nome e che, con i suoi 217,9 km², è il più grande tra i laghi interamente svizzeri.
Neuchâtel è una città-giardino dove spiccano le moli imponenti del castello e della Collegiata, la chiesa riformata, che si trovano l’uno vicino all’altra nel centro storico, in un dialogo continuo tra il potere civile e quello religioso.
Un antico borgo importante
Cominciamo l’esplorazione di Neuchâtel in un sobborgo: Valangin.
Dal 1241 – data della prima citazione in un documento – aveva l’antico diritto di città (nonostante conti oggi poco più di cinquecento abitanti); dal 2021, a seguito di un referendum, è diventata una frazione di Neuchâtel. Volendo si può raggiungerla a piedi seguendo un sentiero di circa quattro chilometri che passa nel verde lungo le gole formate dal fiume Seyon dove sono collocati degli antichi mulini. Purtroppo, per mancanza di tempo abbiamo dovuto optare per l’autobus, la soluzione più rapida che richiede solo cinque minuti dal centro di Neuchâtel al borgo.
Rispetto al lago, Valangin si trova verso l’interno, immersa nei boschi della verdissima Val-de-Ruz, alle porte del Jura. È un piccolissimo borgo d’impianto medioevale con un unica breve strada, il Bourg, che collega la fortezza, a nord e la Collegiata, a sud. In un centinaio di metri si affacciano le case cinquecentesche, ognuna colorata diversamente a costituire un insieme armonico e piacevole.
Una torre chiude la strada e, infatti, era l’antica porta. Appena varcata, sulla sinistra, troviamo la Tourelle, l’unico esempio di casa a graticcio del Cantone, costruita nel 1563, che ospita un centro culturale. Subito oltre spicca la massiccia Collegiata gotica in pietra.
È una chiesa riformata, quindi spoglia all’interno; ci sono delle belle vetrate e un pulpito ligneo di fine ‘700. In una nicchia è collocato il monumento funebre di Claude d’Aarberg e Guillemette de Vergy, marito e moglie, i signori del posto che fecero costruire la chiesa nel 1505. Usciti dal luogo di culto, poco oltre, una vietta sulla destra scende verso il fiume, al punto panoramico dal quale si vede benissimo il borgo e il castello ed è lo scorcio più fotografato di Valangin.
È anche l’inizio del già citato sentiero nel bosco che conduce a Neuchâtel. Una curiosità, nei secoli passati lungo il percorso c’era anche il luogo deputato alle esecuzioni capitali! Il sentiero non è particolarmente impegnativo, ma è sempre meglio avere le scarpe giuste.
Tornando indietro raggiungiamo il castello del XII Secolo, una vera fortezza medioevale con mura possenti, camminamenti, torri e la residenza dei signori. Oggi è un museo regionale del Cantone di Neuchâtel e Svizzy ha fatto amicizia con Lucile, una studentessa universitaria che lavora al castello d’estate, e che ci ha raccontato molte cose sul luogo.
Il museo mostra una raccolta di mobili antichi, giocattoli, armi, strumenti di lavoro, eccetera che racconta la vita quotidiana nei tempi passati. C’è anche una sezione che ospita esposizione temporanee con reperti della gente del posto. Durante la nostra visita Svizzy è rimasto molto colpito dalla particolare collezione di un tizio: modellini di carri funebri! Macabri, ma, nel loro genere, belli e interessanti.
Una città elegante
Valangin è piuttosto piccola e si visita in poco tempo, siamo così tornati velocemente nel centro di Neuchâtel per un primo giro di orientamento. La città vecchia è racchiusa nell’antico tracciato delle mura ed è percorsa longitudinalmente dalla strada principale, Rue de Seyon che sale da Place Pury, il cuore della città praticamente sul lago, fino all’angolo formato da rue de l’Ecluse e rue des Bercles, dove una volta c’erano i bastioni. Parallelamente a Rue de Seyon, a pochi metri di distanza a destra e sinistra, corrono altre due strade, Grand Rue e Rue du Tresors/Rue des Mulins; la tipica conformazione delle città medioevali svizzere dove le mura racchiudevano appunto tre vie parallele con il dedalo di stradine che le collegavano.
Tra tutte le città elvetiche, Neuchâtel ha una storia particolare. Sorse nei primi anni dell’XI Secolo attorno al Novum Castellum (la traduzione letterale del nome della città) dei duchi di Borgogna e divenne rapidamente un importante centro commerciale con una ricca borghesia cittadina che già all’inizio del XII Secolo governava di fatto, indipendentemente dai poteri feudali.
Nel 1707 Neuchâtel passò agli Hohenzollern prussiani i quali, nel 1814, accettarono che la città e il suo cantone aderissero alla Confederazione elvetica pur mantenendone il possesso. Il cantone proclamò la repubblica con la rivoluzione nel 1848 ma fu solamente nel 1857 che la Prussia rinunciò definitivamente al suo dominio.
Siamo passati da strade dove spiccavano la bellezza ed eleganza dei palazzi, soprattutto settecenteschi costruiti in arenaria gialla a testimonianza dell’antica ricchezza.
Nelle piazze troviamo numerose fontane adornate da figure allegoriche, come quella famosa del Banneret che abbiamo incontrato per raggiungere la collina del castello; uno spettacolo per gli occhi che ha reso meno faticosa salire le scale abbastanza erte.
Come spesso avviene, potere civile e potere religioso sono fianco a fianco sul luogo più alto della città. È il caso anche di Neuchâtel. Il castello è sede del governo cantonale e quando siamo arrivati era in corso una cerimonia di Stato con ospiti provenienti dall’Estremo Oriente, così ci siamo dovuti accontentare di una visita superficiale.
Dietro il castello, a pochi passi di distanza, ecco la Collegiata, la bella chiesa principale riformata. Eravamo appena arrivati, accaldati e affaticati dalla salita quando abbiamo visto fermarsi il trenino stradale che fa il giro turistico attraverso gli angoli più pittoreschi della città, per un istante negli occhi di Svizzy è passata un’ombra di arrabbiatura (non ama molto camminare) ma per fortuna si è subito rabbonito.
La chiesa è antica, del XII Secolo, in stile romanico anche se ci sono alcune parti contaminazioni posteriori, come il chiostro gotico e la torre nord edificata in occasione dei restauri tra il 1867 e il 1870. Anche in questo caso vale il discorso per la Collegiata di Valangin, l’interno è sobrio, ma qui riposano i conti di Neuchâtel. La loro tomba è considerata uno degli esempi più importanti di scultura medioevale in Svizzera.
Sulla piazza della Collegiata abbiamo incontrato un gruppo di persone che giocavano tranquillamente a bocce all’ombra degli alberi. Davanti alla chiesa spicca la statua di Guillaume Farel, il riformatore che ha portato il protestantesimo a Neuchâtel, la cui tomba è all’interno della chiesa. Guardandosi intorno, Svizzy ha notato delle altre sculture metalliche che rappresentano un branco di lupi che guardano verso il chiostro e ci siamo chiesti il perché di questo particolare arredo urbano.
La spiegazione l’abbiamo avuta uscendo dalla porta laterale della Collegiata che dà sul chiostro dove è collocata un’altra scultura che rappresenta una pecora. Il significato è chiaro: nella fede si trova la protezione dai pericoli del mondo. Un bel messaggio per chi crede.
Per tornare in centro siamo scesi passando dal parco del castello e abbiamo vagabondato un po’ senza una meta fissa, godendoci i tanti bei scorci della città vecchia. Finalmente siamo giunti al lungolago. Il pomeriggio estivo assolato, caldo ma con il venticello del lago che mitigava la temperatura, ci invitava a passeggiare per godere del bel panorama sulla sponda orientale che è suddivisa tra i cantoni Vaud, Friburgo e, più oltre, Berna con confini storicamente complicati che si intersecano e cambiano di continuo.
Camminando, abbiamo superato il porto e siamo rientrati verso la città passando davanti al Museo d’arte e di storia. Siamo giunti nella parte nuova di Neuchâtel, È una zona molto verde con viali alberati, giardini e parchi. L’Avenue du Premier-Mars è una parte della larga strada di scorrimento che dal centro storico porta verso nord costeggiata da un lato dal Jardin Anglais, un’oasi curatissima, piena di giovani, perché sull’altro lato sorgono gli edifici dell’università. Dai giardini siamo risaliti poi con la funicolare direttamente alla stazione ferroviaria dove c’era il nostro albergo.
Un breve riposo, una doccia e un cambio d’abito e siamo tornati in centro per la cena a Le Cardinal, una brasserie storica, molto gettonata dai locali per il bel ambiente Art Déco, leggermente antico, e anche per la qualità dell’offerta. Dopo cena, approfittando delle lunghe giornate estive, volevamo gironzolare ancora un po’ per il centro e proprio appena usciti dal locale in Rue de Seyon, sull’angolo col Passage de Boucheries abbiamo scoperto uno dei molti muri affrescati di Neuchâtel.
Per tornare in albergo abbiano percorso tutta la Rue de Seyon per andare a prendere il filobus. Il capolinea è vicino al lago dove si incontrano due piazze: Place Pury e Place des Halles luoghi molto animati per la presenza di numerosi locali che servono i vini prodotti dai vigneti piantati sulle sponde del lago di Neuchâtel, approfittando di un microclima particolare.
Termina così la prima tappa del viaggio in Canton Neuchâtel. Dopo una notte di riposo ci attendono le due capitali dell’orologeria: Le Locle e La-Chaux-de-Fonds.
L’importanza del vino
Ogni anno, durante l’ultimo fine settimana di settembre, si festeggia l’inizio della vendemmia. Per tre giorni il centro città diventa isola pedonale dove al venerdì sera sfilano le bande di Guggen (musicisti più chiassosi che intonati); al sabato pomeriggio il corteo in costume a alla domenica c’è la sfilata dei fiori con i carri vendemmiali che trasportano gli strumenti di lavoro del viticoltore e sono tutti decorati e ornati. Per il 2024, la festa si tiene dal 27 al 29 settembre.
Info
Turismo Neuchâtel: www.j3l.ch
Festa della vendemmia: www.fete-des-vendanges.ch
Svizzera Turismo: www.myswitzerland.com