Avete sentito parlare di Viavai – Contrabbando culturale Svizzera-Lombardia? Dall’autunno 2014, tanti progetti binazionali tra letteratura, arte, teatro, danza, design, musica, alimentazione e nuove tecnologie hanno coinvolto numerose località svizzere e lombarde. SvizzerAmo ha rivolto alcune domande a Luca Depietri, responsabile del programma di scambio culturale.
Dallo scorso autunno sono partite le iniziative di Viavai. Come sta procedendo il progetto? Ad oggi, quali risposte ha avuto in termini di partecipazione delle istituzioni e del pubblico?
Viavai procede in crescendo. Dopo un inizio molto intenso tra settembre e novembre, ricco di eventi e laboratori, siamo entrati nel vivo del programma, una fase in cui si raccolgono i frutti maturati nel clima di scambio e collaborazione tra le istituzioni e gli artisti coinvolti. Per quanto riguarda la partecipazione del pubblico, il risultato è certamente incoraggiante e benché sia troppo presto per quantificare la partecipazione ai circa 140 eventi in programma sembra che la collaborazione tra istituzioni ben radicate nei rispettivi territori abbia permesso di ottimizzare la programmazione coordinando la proposta culturale in modo tale da assicurare alle iniziative un’ottima risonanza locale.
Viavai ha poi tentato di raccogliere, attorno ad alcuni valori e messaggi comuni, la pluralità e la diversità dell’offerta in modo tale da veicolare il contenuto dei vari progetti anche su scala regionale e nazionale. In riferimento all’adesione delle istituzioni culturali al programma, Viavai ha visto crescere sensibilmente nel tempo il numero di istituzioni che hanno collaborato in varie forme ai 18 progetti. Se all’inizio del processo si contavano all’incirca 100 istituzioni partner, oggi tale numero si è elevato a 150, segno che l’impulso di Viavai ha permesso di attivare collaborazioni e accelerare le dinamiche di scambio in un circolo virtuoso che ha portato alla crescita del network.
Questa rete di partenariati è formata sia da cosiddette istituzioni faro quali, fra le altre, il MA*GA di Gallarate, il Museo Cantonale d’Arte di Lugano, il Museo Nazionale Svizzero di Zurigo, l’ECAV di Sierre, la SUPSI di Lugano e l’Accademia di Belle Arti di Brera, sia da piccole realtà molto attive su scala locale. Ciò ha permesso di accostare ad alcuni grossi eventi e produzioni d’interesse extraregionale, anche delle proposte più specifiche ai territori, in grado di raggiungere pubblici diversi in modo capillare.
Lombardia e Svizzera da sempre sono collegate a livello geografico e culturale. Nasce da questa premessa il progetto Viavai, anche considerando il suo nome così particolare?
Effettivamente la vicinanza geografica suggerirebbe un collegamento immediato anche sul piano culturale. Ma proprio qui sta forse l’interesse maggiore dell’esperienza di Viavai. I 18 progetti insegnano come sia riduttivo parlare del rapporto tra le due regioni in modo univoco, enfatizzando analogie e origini comuni. In realtà la questione diviene spesso più sottile e interessante nel momento in cui si affrontano e tematizzano a viso aperto le differenze, interrogando la storia senza pregiudizi e con l’entusiasmo della ri-scoperta.
Le narrative che derivano da tali letture divengono spesso meno monolitiche, risultano essere molto più frammentarie, storie fatte di eventi, aneddoti, memorie, personaggi che hanno segnato nel profondo tanto la cultura svizzera che quella italiana e di cui è bene non dimenticarsi. L’espressione “Viavai” sta proprio a significare quell’andirivieni di gente, suoni, merci, idee che si articola sempre come un passaggio, come un momento di transito e di trasmissione. Il concetto di contrabbando, infine, inserisce in una tale dinamica l’idea dello scavalcamento e dello sconfinamento al di là di una frontiera, di un limite e, se il contrabbando è culturale, allora questa frontiera diventa il luogo di un dialogo in cui è possibile uno scambio e un confronto sulla propria identità.
Quanto è determinante la riflessione sull’italianità e l’impatto della lingua italiana nella costruzione dell’identità elvetica?
La questione dell’Idée Suisse è molto complessa e l’italiano è uno degli elementi che contribuiscono a tale complessità. A una tale complessità è associata anche la diversità e la ricchezza dell’immaginario culturale elvetico. In realtà, i discorsi sull’italiano e sull’italianità in Svizzera sono molto diversi e seppure convergano su alcuni aspetti è preferibile affrontarli separatamente. Per quanto riguarda la lingua italiana, questa è, in qualità di lingua nazionale, parte integrante del patrimonio culturale svizzero, che vede nel multilinguismo un elemento identitario forte.
Per quanto riguarda l’italianità, il discorso è forse più complesso, anche perché lo stesso concetto è piuttosto giovane e ancora in via di definizione. Serve dire, però, che l’italianità non è necessariamente legata alla lingua. A dimostrazione di ciò, basti pensare che essa è stata proposta all’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dal Canton Vallese, le cui lingue ufficiali sono il francese e il tedesco.
Il progetto è stato rinnovato anche per il futuro o ha una durata temporanea?
Da sempre è stato chiaro che Viavai costituisse un programma a durata limitata nel tempo, i cui obiettivi erano la costituzione e il rafforzamento di una rete di collaborazioni fra istituzioni e attori culturali svizzeri e lombardi. L’obiettivo sembra raggiunto e abbiamo potuto constatare che vi è il potenziale per una continuità dello scambio. Oltre a sostenere i progetti durante la fase di sviluppo, Pro Helvetia [la fondazione svizzera per la cultura N.d.R.] organizza anche un programma d’accompagnamento che ha il compito di approfondire alcuni temi di interesse comune per gli attori culturali dei due territori. In una serie di giornate a carattere laboratoriale, si tenta di identificare le strategie da adottare affinché il network possa continuare ad essere attivo anche oltre gli orizzonti temporali del programma.
Una giuria di esperti ha selezionato 18 iniziative culturali tra le oltre 70 arrivate dai due Paesi. Quali criteri sono stati utilizzati nella scelta dei finalisti?
La binazionalità della proposta era una conditio sine qua non per l’accettazione del dossier. A partire da questo la giuria ha effettuato le sue valutazioni in base ai seguenti criteri: qualità del progetto, innovazione, pertinenza con le tematiche proposte dall’invito alla partecipazione, la capacità del progetto di creare nuove dinamiche collaborative oltre confine e infine la fattibilità e la solidità del progetto in termini organizzativi e finanziari.
Quali saranno gli eventi e gli ospiti di punta dei prossimi mesi?
Ce n’è per tutti i gusti. Di recente è stata inaugurata la duplice mostra all’ISR di Milano comprendente i lavori prodotti nell’ambito di due progetti Viavai, Arte Riprogrammata e Vedi alla Voce. Il primo propone alcune importanti opere originali degli esponenti del Gruppo T risalenti agli anni ‘60 e ‘70 accompagnate dalle loro controparti “hackerate” da alcuni artisti e designer contemporanei durante un workshop di studio all’insegna di una volontà di appropriazione tecnica propria del pensiero Open Source. Il secondo, invece, si concentra sul concetto di italianità soprattutto in una serie di videointerviste in cui questa viene tematizzata attraverso la storia dell’emigrazione italiana in Vallese.
Il 22 marzo è stata presentata al Museo d’Arte Mendrisio la seconda parte di una mostra suddivisa in due parti, di cui una inaugurata recentemente al Palazzo delle Paure di Lecco, dedicata all’anarchia fra storia e arte. Una mostra che si annuncia capace di ripercorrere le vie del pensiero anarchico sulle tracce di eventi e personaggi che hanno segnato l’evoluzione tanto del pensiero artistico che di quello politico sia in Svizzera, e in particolare in Ticino, sia nella vicina Italia.
Tra il 17 e il 19 aprile, al Museo Nazionale Svizzero e in concomitanza con la mostra 1515 Marignano che tratta, appunto, della battaglia dalla quale scaturì il principio della neutralità elvetica, verrà presentato il progetto XiViX op. 1515 pour mannequins et ensemble, uno spettacolo partorito dalla mente un po’ folle del vallesano Pascal Viglino e realizzato in collaborazione con il dipartimento moda e design dell’Accademia di Brera. I costumi dello spettacolo sono stati concepiti come “abiti sonori” e sviluppati da 12 binomi binazionali composti da un/a designer di moda e un/a compositore/rice. Di più non si può dire.
Tornando in Ticino, il 19 aprile v’è grande attesa per l’atto finale dell’articolato progetto ArTransit, che, dopo averci fatto vivere un’esperienza davvero originale e intensa in novembre con il suo performance train tra Milano e Zurigo, ora ci invita a scivolare gentilmente sul Lago Maggiore in occasione dell’evento performance ship, anch’esso dall’itinerario rigorosamente binazionale.
Infine, per concludere in tema con l’EXPO si torna a Milano a fine aprile con la performance multimediale proposta dal progetto E.A.T. Etnografie Alimentari Transfrontaliere all’Auditorium Gaber di Palazzo Pirelli. Queste e molte altre sono le proposte che possono essere scoperte in dettaglio sul sito di Viavai, che vi invito ad andare a visitare: www.viavai-cultura.net